Abbiamo appreso dalla stampa che un ingente quantitativo di sostanze trattate dagli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto si è versato in Mar Grande tramite il canale di scarico della stessa azienda. Anche il Sole 24 Ore parla di “un enorme quantitativo di olio lubrificante misto ad acqua finito in Mar Grande, nel tratto antistante il quinto sporgente portuale del siderurgico, creando una vasta macchia”.
L’azienda si è limitata ad ammettere che si è verificato «l’innalzamento del livello all’interno di una vasca dell’impianto di trattamento acque del Treno Nastri 2». La miscela è così finita nel canale di scarico numero 2 e di qui in mare. A monte del Treno nastri 2 – si apprende da quanto comunicato dalla stampa – c’è un addetto che, attraverso dei monitor, controlla i livelli sia dell’acqua che dell’olio, in modo da intervenire in caso di emergenza. Questo pronto intervento non si sarebbe però verificato e di qui la fuoriuscita dal canale, per un tempo prolungato, delle sostanze oleose.
Siamo seriamente preoccupati delle conseguenze che questo evento potrebbe avere sull’ambiente. Chiederemo agli organi competenti che sostanze siano finite in mare, le quantità e le ragioni della mancata attivazione della procedura di sicurezza. Proprio la dinamica dell’accaduto ci fa pensare ad impianti non efficaci e non sicuri per l’ambiente: perché determinati impianti che trattano sostanze inquinanti non hanno sistemi di sicurezza efficienti in grado di intervenire anche in caso di errore umano? Se esistono questi sistemi di sicurezza perché è avvenuto uno versamento in mare di tale proporzioni? Può essere considerata a norma con l’AIA una fabbrica in cui si verificano simili inquinamenti macroscopici? Se avessimo un sindaco attento, tali domande sarebbero già state poste con la dovuta forza e tempestività all’azienda e agli organi deputati alla tutela del mare di Taranto e della salute de cittadini. Noi lottiamo per una città nuova, pulita, attenta e sensibile, in cui vengano bandite l’indifferenza, l’accettazione passiva, l’incuria e l’assuefazione a gravi eventi di questo tipo.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink