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Porto di Taranto, confusione totale

TARANTO – Si fa sempre più intricata la situazione del porto di Taranto. Nel giorno in cui si è riunito il Comitato Portuale infatti, è giunta la notizia (peraltro scontata), del ricorso al TAR della società Matarrese s.p.a. contro il provvedimento dello scorso 25 agosto dell’Autorità Portuale di Taranto. 

Che attraverso l’esercizio del potere di autotutela (peraltro, a nostro modesto parere, attuato con notevole ritardo), annullò d’ufficio il decreto di aggiudicazione definitiva dell’appalto dell’intervento “Progettazione esecutiva, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e realizzazione dei Lavori di Riqualificazione del Molo Polisettoriale Ammodernamento della banchina di ormeggiocon la conseguente esclusione dalla gara del consorzio temporaneo d’impresa costituito dalle società C.C.C. Cantieri Costruzione Cemento Spa (di Musile di Piave, in provincia di Venezia), Salvatore Matarrese spa di Bari e Icotekne Spa di Napoli già aggiudicatario.  Sempre attraverso l’atto di autotutela, l’Autorità portuale dispose l’aggiudicazione definitiva dell’appalto integrato al costituendo RTI Consorzio Stabile Grandi Lavori SCRL già Impresteel/Impresa Ottomano Carmine S.r.l./Favellato Claudio S.p.A., secondo classificato nella procedura di gara, ristretta e accelerata, che venne aggiudicata secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. 

L’associazione temporanea di imprese su un lavoro a base d’asta di 61,758 milioni di euro, si aggiudicò l’appalto il 21 novembre dello scorso anno, grazie ad un’offerta 46.834.839 milioni di euroclassificandosi prima nella graduatoria stilata dalla commissione tecnica dopo l’esame delle proposte pervenute. L’apertura del cantiere sarebbe dovuta avvenire l’1 febbraio scorso. Con le ditte aggiudicatarie dell’appaltoche avrebbero poi avuto a loro disposizione altri 45 giorni di tempo per presentare il progetto esecutivo. L’improcedibilità fu decisa il 6 maggio scorso dal Consiglio di Stato (che dovrebbe mettere la parola fine alla vicenda tra ottobre e novembre, dopo aver concesso la sospensiva il 21 maggio scorso), in quanto l’impresa seconda classificata e ricorrente contro l’assegnazione della gara al TAR di Lecce, fece appello presentando solo il dispositivo col quale il tribunale amministrativonell’aprile scorso, rigettò il primo ricorso. 

Alla base della decisione dell’Autorità Portuale di intervenire in autotutelala mancanza del requisito della regolarità contributiva che deve essere posseduto dalle imprese offerenti fin dalla presentazione della domanda di partecipazione alla gara e conservato per tutta la durata della procedura: in pratica esattamente quanto denunciato su queste colonne sin dallo scorso aprile. Ovvero che ben due aziende del consorzio che risultò vincitore dell’appalto nel novembre dello scorso anno, la Icotekne Spa di Napoli e proprio la Matarrese spa, avessero seri problemi di liquidità, tanto da aver portato i libri contabili in tribunale. Lo scorso 10 febbraio, fu il turno della Salvatore Matarrese spa, che presentò domanda di “concordato con riserva”. Molto meno invece si conosceva dell’azienda napoletana Ikotekne spa, nata nel 2005 dalla cooperazione tra ICOP e COSTEKNE (Gruppo FIORE), che lo scorso gennaio portò anch’essa i libri in tribunale, avviando la procedura di liquidazione coatta. Dunque, come riportammo sin dallo scorso aprile, viene confermato il fatto che il consorzio vincitore della gara di appalto non aveva assolutamente i requisiti economici adatti per realizzare l’opera.

Inoltre, ricordiamo che il consorzio ricorrente, come riportato su queste colonne lo scorso 10 aprile, contestava la variante al progetto della banchina di consolidamento a un palo, mentre il progetto originario, quello cioè già pagato da Evergreen ed approvato dal Consiglio dei Lavori pubblici, era a due pali, proprio per distinguere la banchina esistente da quella in costruendo: la variante presentata permetteva però di ridurre i costi e sarebbe stato quindi questo il motivo per cui Consorzio riuscì ad aggiudicarsi i lavori. Il problema è che il TAR, smentendo il Consiglio dei Lavori pubblici, sentenziò che la variante ad un palo poteva essere accettata, sostenendo che “nelle gare pubbliche da aggiudicarsi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa (come appunto nel caso in esame), le varianti progettuali migliorative riguardanti le modalità esecutive dell’opera o del servizio sono senz’altro ammesse purché non si traducano in una diversa ideazione dell’oggetto del contratto. 

Ieri, dunque, l’ennesima doccia fredda. Una mossa, quella della Matarrese spa, purtroppo attesa e prevedibile, ma soprattutto di natura assolutamente sospetta: molto probabilmente dietro c’è soltanto l’intenzione di rallentare quanto più possibile l’inizio dei lavori al porto di Taranto, che renderebbero lo scalo ionico molto più competitivo, andando così a ledere e a minare non poco gli interessi enormi che gravitano intorno al capoluogo e al suo interporto.

Ieri però, era anche il giorno della riunione del Comitato Portuale. Con l’Autorità portuale che ha di fatto sposato in pieno la piattaforma proposta dai sindacati di categoria durante la riunione dello scorso 9 settembre. Durante la quale i sindacati di categoria chiesero che non venga sospeso tutto il traffico merci da parte della TCT, come invece annunciato dalla stessa società che ad inizio mese fece sapere di voler interrompere entro i primi di ottobre ogni operatività sulla banchina del molo polisettoriale, motivando la decisione appunto con la necessità di effettuare lavori di “revamping” delle gru: quanto meno infatti, deve essere mantenuto quello locale. In più, i sindacati di categoria chiesero che l’intero movimento sia riportato a Taranto non appena saranno pronti i primi 600 metri di banchina e ribadirono di non essere disposti ad accettare per nessun motivo, la cancellazione di Taranto da parte di Evergreen dalle mappe del traffico internazionale.

Chiedendo inoltre ai rappresentanti della TCT un’apertura rispetto al passato: ovvero quella di consentire ad altre compagnie internazionali di poter operare nel porto di Taranto senza problemi e ostruzionismi. La risposta della TCT è attesa per le 12 di venerdì 19. Inoltre, nella piattaforma concordata ieri durante il Comitato Portuale, vi è anche la conferma del crono programma dei lavori stabilito dall’Autorità Portuale nei mesi scorsi: ovvero la conclusione dei lavori sui primi 900 metri della banchina il 17 dicembre 2015 e gli ultimi 300 entro il 18 aprile 2016.

Il tutto sarà scritto nero su bianco nel vertice in programma il prossimo 24 settembre in Prefettura a Taranto, al quale parteciperanno tutti gli enti coinvolti, compreso il DISET e la stessa TCT. Che in quell’occasione dovrà anche chiarire i tempi tecnici dei lavori che competono alla società, così come confermare la volontà di investire sull’ammodernamento delle gru attualmente presenti sulla banchina (per un investimento pari a 6 milioni di euro), oltre all’acquisto di quattro nuove gru al costo di 7 milioni di euro l’una, per un totale di spesa di oltre 20 milioni di euro.

Infine lunedì prossimo sarà aggiudicato l’appalto per la redazione della progettazione esecutiva ed esecuzione “all’intervento di dragaggio di 2,3 milioni di metri cubi di sedimenti in area Molo Polisettoriale e per la realizzazione di un primo lotto della cassa di colmata (l’opera a mare dove i fanghi vengono depositati) funzionale all’ampliamento del V sporgente” del porto di Taranto.

I lavori, così come nell’intricato caso dei lavori per la banchina del molo polisettoriale, saranno aggiudicati con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. L’importo complessivo dell’appalto ammonta a poco più di 72 milioni di euro. E’ da quasi vent’anni che attendiamo i dragaggi: sarà la volta buona?

 Gianmario Leone (TarantoOggi, 16.09.2014)

 

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