TARANTO – Riparte domani, dopo l’udienza di giugno, scorso il processo “Ambiente Svenduto” che vede l’Ilva accusata di disastro ambientale. Dopo la morte del presidente del gruppo, Emilio Riva, avvenuta a fine aprile, è sceso a 49 il numero delle persone per le quali la Procura di Taranto ha chiesto al gup, Wilma Gilli, il rinvio a giudizio per vari reati. Tre, invece, sono le società coinvolte: Ilva, Riva FIRE e Riva Forni Elettrici. L’accusa di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale riguarda i fratelli Nicola e Claudio Riva, figli di Emilio e in passato ai vertici dell’Ilva, ed altri ex esponenti dell’azienda, tra cui l’ex direttore del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso. Coinvolti, ma per reati diversi, il governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola (concussione aggravata verso i vertici dell’Agenzia regionale per l’ambiente, ARPA), il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno (omissione di atti d’ufficio perché, per i pm, non ha dato seguito alle denunce ambientali fatte in Procura), il direttore generale di ARPA Puglia, Giorgio Assennato (favoreggiamento verso Vendola). Presumibilmente il gup nell’udienza di domani – il processo si tiene nella palestra della caserma dei Vigili del Fuoco per motivi di spazio – comunicherà solo che si attende il 7 ottobre il verdetto della Cassazione, cui sono ricorsi alcuni legali, per sapere se il processo può o meno proseguire a Taranto. (dal TarantoOggi, 15.09.2014)