Un’idea di democrazia alquanto bizzarra quella di Renzi: si può dire di no, ma non ci si può mettere in mezzo ed interferire con quanto decide un Governo e le multinazionali del gas. E se poi sono i cittadini stessi a non volere sul loro territorio determinate opere, non è dato sapere chi sono i cittadini citati da Renzi che hanno “diritto” a vedere realizzate opere definite strategiche per l’economia nazionale ed europea. Una sorta di Leviatiano di Hobbes riletto in chiave moderna.
Sulla vicenda della TAP, ieri è intervenuto nuovamente il governatore della Puglia Nichi Vendola. Sottolineando che i due no alla realizzazione dell’opera pronunciati dal comitato tecnico di Via della Regione, non hanno una matrice disfattista o aprioristica: ma si basano su delle rilevanze, anche di natura scientifica, sposate in pieno dal ministero dei Beni Culturali che sempre giovedì ha espresso il suo parere negativo sulla realizzazione del progetto in un territorio, come quello del Salento, di pregio ambientale, storico e turistico.
Inoltre, Vendola ha manifestato la contrarietà della Regione anche in merito ad un altro argomento spinoso e molto sentito dalle popolazioni che affacciano sull’Adriatico: le trivellazioni in mare. “Abbiamo il diritto di ribellarci alle trivelle in questa nostra striscia di mare, pensiamo che l’Adriatico non possa subire l’impatto di una sua mutazione in piattaforma energetica. Diciamo sì alla generazione diffusa di rinnovabili, sì alla somatizzazione delle città, sì all’efficientamento energetico degli edifici. Diciamo no a ciò che ci toglie l’orgoglio di essere protagonisti del nostro sviluppo: la ricchezza non è nascosta sotto i fondali, la ricchezza è la costa, la pesca, il turismo, il colore del nostro mare”.
Il “tour” pugliese del premier Renzi, nella giornata di ieri ha toccato altri due luoghi simbolo della Regione: Peschici e Taranto. Nel Gargano il presidente del Consiglio ha ribadito l’impegno del governo per far sì che il territorio devastato dall’alluvione dello scorso 5 settembre, torni quanto prima ai suoi antichi splendori. Ribadendo che il Gargano non è morto ed è pronto a risorgere. Certamente più complicata e spinosa la questione dell’Ilva di Taranto. L’arrivo del premier è stato annunciato da Palazzo Chigi soltanto nella tarda serata di venerdì.
Un incontro in Prefettura del tutto blindato, al quale hanno presto parte le istituzioni e i sindacati. Definiti “i rappresentanti dei lavoratori”: cosa alquanto bizzarra anche questa, visto che oltre il 60% dei lavoratori dell’Ilva di Taranto non ha tessera sindacale. E che all’incontro è stata vietata la partecipazione degli operai Ilva del comitato “Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti”. Così come è stato negato l’accesso alla stampa e soprattutto ai rappresentanti delle tante associazioni locali che da anni si battono contro l’inquinamento prodotto dal più grande siderurgico d’Europa. Il centinaio di cittadini presenti in sit-in all’esterno della Prefettura, ha contestato duramente il premier, arrivando anche al contatto con le forze dell’ordine: la tensione però è presto rientrata.
Anche in questo caso però, Renzi è stato inamovibile: entro Natale tornerà a Taranto, perché entro dicembre l’Ilva avrà quasi certamente un’altra proprietà ed altri azionisti. Renzi ha confermato l’esistenza di vari gruppi industriali stranieri interessati a rilevare l’Ilva, ribadendo un concetto noto: che qualsivoglia piano industriale dovrà recepire il piano ambientale, per consentire allo stabilimento tarantino la riconversione degli impianti inquinanti dell’area a caldo. Un’impresa titanica, che abbisogna di svariati miliardi di euro. Ma spazio per altri confronti o per una riconversione dell’economia del territorio tarantino non ce ne sono: perché anche in questo caso l’Ilva è un’azienda strategica per una “potenza” industriale come l’Italia.
Sia come sia, la situazione finanziaria dell’Ilva è tutt’altro che rosea: ottenendo in settimana la prima trance del prestito ponte dalla banche ammontante a 155 milioni, il commissario straordinario Piero Gnudi ha dato il via al pagamento degli stipendi di agosto, che molti operai otterranno soltanto domani, i ritardo di alcuni giorni sulla data del 12 che è da sempre quella in cui vengono pagati gli stipendi. Renzi ha concluso il suo tour pugliese, affermando che “la gente fa il tifo per me”: resta da chiarire a chi si riferisse.
Gianmario Leone (Il Manifesto)
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