Lo stabilimento Ilva visto dai tetti del quartiere Tamburi, 19 settembre 2013.ANSA / CIRO FUSCOAncora un incidente all’Ilva. Ancora una volta coinvolto un operaio di una ditta dell’indotto del siderurgico. Che oramai si è trasformato in una vera e propria trappola mortale per i lavoratori: una gigantesca roulette russa che può colpire in qualunque momento e in qualunque reparto. Lascia davvero basiti la sequela infinita di incidenti, mortali (l’ultimo giovedì scorso quando a perdere la vita fu Angelo Iodice, geometra 54enne della ditta Global Costruzioni srl travolto sui binari in zona Acciaieria 1 da un mezzo di oltre dieci tonnellate) e non, che si registrano nell’Ilva da almeno due anni a questa parte. Il più grande siderurgico d’Europa, sul quale pare vi sono le mire di colosso dell’acciaio del calibro di AncelorMittale, Jindal e Emirates Steel, appare oggi del tutto fuori controllo, lasciato al suo destino e alla mercé degli eventi. Se a tutto questo poi, aggiungiamo la totale mancanza di interventi di manutenzione da parte dell’azienda, ed il spesso mancato rispetto dei protocolli di sicurezza da parte di molte ditte dell’indotto e dei lavoratori, il gioco è fatto.

Ieri è toccato a Mariano Severi, dipendente della ditta Castiglia di Massafra, dell’appalto Ilva, che opera nel campo delle pulizie industriali. L’incidente di cui è rimasto vittima, è avvenuto nella zona della discarica dello stabilimento siderurgico. Il lavoratore, secondo fonti interne all’azienda, stava sistemando un telo su un pianale adibito al trasporto delle merci, quando è caduto, per cause ancora poco chiare, battendo la testa. Il lavoratore, che era al lavoro da solo, è stato trovato a terra, in uno stato di semi incoscienza, da alcuni operai della Semat, altra storica ditta dell’indotto Ilva. Dopo essere stato soccorso, è stato trasportato in ospedale per essere sottoposto ad accertamenti. Le sue condizioni non sono gravi. Sull’episodio indagano gli ispettori del lavoro.

Tra l’altro la ditta Castiglia di Massafra non è nuova ad episodi del genere. Lo scorso 6 febbraio, un altro dipendente della ditta massafrese, il 22enne Andrea Incalza, mentre era alla guida di un carrello meccanico lungo la strada interna che conduce verso l’area dello stabilimento prospiciente il mare dove sono ubicati i tubifici e la produzione delle lamiere, si ribaltò sull’asfalto viscido e in discesa, finendo sotto il mezzo e riportando lo schiacciamento di una gamba, che poi gli venne amputata due giorni dopoAll’Ilva, nessuno pare essere più sicuro. Sia del posto di lavoro che della propria incolumità.

 Gianmario Leone (TarantoOggi, 10.09.2014)

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