Intanto, l’esposizione con i fornitori, secondo indiscrezioni raccolte da Siderweb, sarebbe attualmente di circa 350 milioni di euro e, nel caso di fumata nera nell’incontro con gli istituti di credito di domani, l’ipotesi del ricorso alla legge Marzano sarebbe un’ipotesi sempre più concreta. Dunque, trova conferma quanto abbiamo riportato ieri su queste colonne, in merito ad un possibile, e quanto mai prossimo, fallimento dell’Ilva Spa. Ipotesi che trova un suo concreto fondamento anche a fronte del fatto che lo scorso 26 luglio alcune ditte operanti nell’indotto dell’Ilva, insieme ad alcune società fornitrici del siderurgico, hanno depositato ricorsi per ingiunzione per il mancato pagamento delle fatture da parte dall’Ilva: e molte altre aziende sono in procinto di fare altrettanto.
Cos’è la legge Marzano? E’ una procedura di amministrazione straordinaria pensata per le grandi imprese insolventi, introdotta nel nostro ordinamento a seguito del crack della Parmalat, e allo scopo di disciplinarne il dissesto. L’idea che sta alla base della procedura è che – qualora l’impresa sia molto grande, cioè dotata di almeno 500 dipendenti e gravata da almeno 300 milioni di euro di debiti – se ne debba tentare la ristrutturazione economico-finanziaria in ogni caso (e quindi senza verificare l’esistenza di concrete prospettive di recupero, come accade per le altre imprese).
La procedura è di natura amministrativa e non giudiziaria. Essa viene infatti aperta da un provvedimento governativo ed è affidata ad un commissario straordinario di nomina ministeriale, che è dotato di amplissimi poteri di gestione: in pratica il ruolo che attualmente svolge Gnudi nell’Ilva. Tra questi poteri vi é anche quello di predisporre un programma di ristrutturazione, di esercitare le azioni revocatorie contro gli atti dannosi per i creditori compiuti dall’imprenditore prima di essere ammesso alla procedura, e quello di proporre ai creditori un concordato come strumento per la chiusura della procedura.Questa forma di concordato, che ha trovato pratica applicazione proprio nel caso Parmalat, ha un contenuto estremamente flessibile, poiché può prevedere la soddisfazione dei creditori attraverso qualsiasi forma tecnica o giuridica e anche attraverso l’attribuzione ai creditori stessi di azioni o quote della società (o di società di nuova costituzione): con ciò trasformando, come si dice, il debito in equity (cioè in capitale di rischio). In pratica, è esattamente quello che sta per accadere all’Ilva Spa e ciò che è stato previsto nell’ultimo decreto legge approvato lo scorso luglio.
Non è un caso del resto, se proprio ieri l’azienda ha convocato per questa mattina i sindacati metalmeccanici. Pare si tratti di una riunione informale, nella quale però l’azienda potrebbe comunicare la decisione di pagare lo stipendio di agosto alla scadenza del 12 settembre, ma non il premio di risultato (PDR) nella quota trimestrale. A luglio invece, fu pagato soltanto lo stipendio di giugno, rinviando i premi annuali stabiliti dalla contrattazione tra azienda e sindacati al mese di agosto. Molto probabilmente, il rinvio del pagamento del premio trimestrale servirà per iniziare a saldare qualche arretrato nei confronti delle imprese appaltatrici e dei fornitori. La fine, dunque, continua ad avvicinarsi lentamente. E’ stato tutto scritto molto tempo fa.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 03.09.2014)
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