Ilva, vertenza Vigilantes: tutto da rifare?

Come anticipato ieri, scadranno oggi i 120 giorni dalla chiusura della procedura di licenziamento avviata dall’Ilva Spa lo scorso 5 marzo, in merito alla riorganizzazione del servizio di vigilanza all’interno dello stabilimento siderurgico. Ad essere coinvolti 57 dei 179 addetti attuali.

Come si ricorderà, lo scorso 16 giugno l’azienda, la Uilm e l’USB (contrarie Fiom e Fim), firmarono un verbale di ipotesi di accordo sindacale, poi sottoscritto presso la Direzione provinciale del Lavoro ma bocciato dai lavoratori dopo le assemblee di rito e apposito referendum. L’accordo “monco” sottoscritto lo scorso 16 giugno, in pratica sposava la posizione che l’Ilva assunse sin dall’inizio dell’apertura della vertenza: ovvero che il reparto Vigilanza dovesse essere articolato secondo una nuova organizzazione (nuova sino ad un certo punto in quanto riprendeva l’organizzazione dell’ex Italsider), con vigilanti addetti alla tutela del patrimonio Guardie Particolari Giurate da una parte e vigilanti addetti al trasporto del personale dall’altra. Inoltre l’azienda, in esecuzione dell’accordo, offriva “a condizioni contrattuali invariate, al personale attualmente addetto al trasporto interno del personale, la conferma delle mansioni in essere”.

L’accordo previsto dall’azienda, che su queste colonne bocciammo sin dal principio, prevedeva inoltre che l’Ilva, “a fronte della rinunzia ad ogni rivendicazione per il servizio prestato nell’ambito del servizio di trasporto interno del personale”, offrisse “a stralcio e transazione di ogni pretesa riconnessa all’attività prestata nell’ambito del trasporto interno del personale, l’importo di 1000 euro al lordo delle ritenute di legge ove dovute”. Infine il lavoratore, nell’accettare la proposta dell’azienda, confermava “l’accettazione delle mansioni di addetto al Reparto Vigilanza – Servizio trasporto interno del personale e di nulla avere a pretendere dalla società Ilva Spa per alcun diritto, ragione o pretesa a qualsiasi titolo, anche risarcitorio, comunque inerente alla mansione svolta e alla quale accetta di essere adibito anche a valle della sottoscrizione del presente verbale”.

In pratica, per evitare il licenziamento, il lavoratore veniva costretto ad accettare l’accordo: senza pretendere nulla dall’azienda e “accontentandosi” per aver acconsentito, di una “ricompensa” di mille euro lordi. Un qualcosa che all’epoca bollammo come puro medioevo.

La novità, come confermato da fonti sindacali, sta nel fatto che oggi, a meno di clamorose sorprese o azioni di rappresaglia, l’Ilva confermerà il ritiro dell’accordo sottoscritto lo scorso giugno con Uilm ed USB. Tant’è che in un primo momento era stato anche convocato un incontro da parte dell’azienda con i sindacati metalmeccanici, che giorni addietro è stato però annullato.

Dunque, tutto da rifare, con la vertenza che ritorna al punto di partenza e i 57 licenziamenti previsti, di fatto annullati. Una pseudo buona notizia per i lavoratori, specie in un momento di grande tensione e confusione come quello attuale. Dove però in molti hanno già intuito come andrà a finire. Con i tagli futuri che rischiano di essere decisamente di più di qualche decina.

Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 27.08.2014)

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