Negli ultimi anni, sono state numerose e frequenti le emergenze in campo alimentare, come il “pollo alla diossina” o il cosiddetto morbo della “mucca puzza”. Allarmi sulla sicurezza alimentare che hanno comportato l’introduzione nel quadro normativo europeo di un nuovo concetto di sicurezza denominato “dal campo alla tavola” e tradottosi nel “pacchetto igiene”, entrato in vigore a partire da gennaio 2006. Una questione su cui il M5S, raccogliendo l’invito di una petizione online lanciata dal sito www.ilfattoalimentare.it
“Avevamo chiesto al Ministero della Salute di diffondere con regolarità sul proprio sito internet nonché attraverso i media – dichiara L’Abbate (M5S), deputato della Commissione Agricoltura alla Camera – le foto e le schede di tutti i prodotti alimentari richiamati dal mercato perché ritenuti pericolosi per la salute. Affiancando, magari, a queste notizie l’elenco dei punti vendita in cui sono stati commercializzati per un più diretto ed immediato controllo da parte dei cittadini. E, infine, se ritenesse opportuno fare in modo che queste procedure venissero messe in atto anche dalla grande distribuzione organizzata. Purtroppo – conclude L’Abbate (M5S) – per il Governo Renzi va tutto bene, anche se lascia spiragli di miglioramento futuro sulla sicurezza alimentare”.
Il Sottosegretario di Stato alla Salute Vito De Filippo, infatti, ha risposto che il Ministro della Salute “riconosce la preoccupazione del consumatore come un fattore legittimo e da tenere in considerazione nella valutazione della portata di un incidente di sicurezza alimentare” ma ha ribadito che l’Italia è un esempio in Europa, essendo il primo Paese membro per numero di notifiche trasmesse attraverso il Rasff (il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi). Se da un lato è “precisa responsabilità dell’autorità sanitaria competente verificare che la procedura prevista per legge venga eseguita in maniera efficace e tempestiva dall’operatore del settore, ad esempio anche mediante apposizione di cartellonistica a livello di punti vendita”, il Ministero della Salute può solo pubblicare sul proprio portale gli “avvisi di sicurezza nonché le informazioni rese disponibili dall’azienda sanitaria locale che ha effettuato l’accertamento della non conformità”.
Il coinvolgimento diretto, invece, delle catene della grande distribuzione organizzata (nonostante i lodevoli esempi di alcune “insegne” nazionali ed internazionali) viene ritenuto dal Governo Renzi troppo complesso e comunque in capo alla singola impresa. In futuro, però, potrebbero esserci novità. “Colgo l’occasione – dichiara De Filippo – per anticipare il Ministero si è già attivato per promuovere a livello europeo una iniziativa che consenta un approccio armonizzato per quanto attiene l’informazione a livello europeo, e sta valutando l’opportunità di redigere apposite procedure per l’applicazione uniforme ed efficace del richiamo da parte degli operatori del settore alimentare”.
NOTA STAMPA
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