“Le trasmissioni sono cessate in sordina il 31 maggio 2011 ma non si può parlare di sorpresa assoluta, – prosegue la nota stampa – poiché in precedenza ci furono diversi segnali delle difficoltà dell’emittente, il cui personale era stato posto in cassa integrazione, prima in deroga e poi a zero ore. Solo qualche settimana prima della chiusura, con una nota Giovanni Diricatti, segretario generale della FISTEL Cisl Taranto Brindisi, allarmava circa i problemi dell’emittente Publiradio Network, pochi dipendenti che hanno fornito una professionalità assoluta in quanto, all’esterno, nessuno riuscì ad avvertire quel disagio accusato in privato; il classico esempio di buon viso a cattivo gioco. Questo copione non previsto si ripete oggi a Blustar TV (per la sede di Taranto e prima per quella già soppressa di Brindisi) ad altre emittenti radio televisive del territorio; convinti difatti che il benessere raggiunto negli anni potesse continuare non ci si è accorti di aver intrapreso il giro di boa verso la deriva, fenomeno che interessa anche un’altra delle storiche emittenti ioniche, Studio100 (per la sede di Taranto e per quella di Brindisi) i cui dipendenti da diversi mesi soffrono uno stato di crisi e instabilità lavorativa, dopo essere stati già in passato interessati dall’utilizzo coatto di ammortizzatori sociali”.
Nello specifico, appunto, i sovvenzionamenti dello Stato sono stati esponenzialmente ridotti “ma andavano semplicemente distribuiti in base alla qualità del servizio offerto anziché essere erogati anche a chi non aveva nemmeno una stanza dove scrivere su un foglio di carta ma possedeva una sede legale, anche finta. Supervisionare come è impiegato il denaro dei cittadini, è impresa ardua e Tangentopoli sembra che non abbia insegnato davvero nulla; nel frattempo gli anni trascorrono e la crisi ha dato la sua stoccata finale insieme alla naturale evoluzione tecnologica e il progresso nel campo della comunicazione con le relative novità”. La FISTEL Cisl è convinta che “tutto debba ripartire dal rilancio del settore delle telecomunicazioni, indispensabile oltre che per sviluppare nuovi standard al passo con i tempi per consolidare un’autonomia delle politiche del lavoro di emittenti e testate giornalistiche tali da poter garantire una propria autosufficienza, rispetto a dinamiche economiche, politiche e sociali esterne. A confermare questa tesi ci sono i dati forniti recentemente da Italpress che rendono evidente una situazione a dir poco allarmante; nel dettaglio la quota di mercato detenuta dalle Tv locali è pari circa al 7% rispetto al settore, un dato costantemente in calo che però deve tener conto di una robustissima forza lavoro interessata dalle Tv locali (4.388 su 14.812 dipendenti totali). Ne consegue che i ricavi medi di tutte le emittenti televisive locali continuano a essere in diminuzione sicché negli ultimi cinque anni le Tv locali hanno perso 95 milioni di euro di ricavi, riportando il comparto indietro di ben otto anni. In virtù di tutto ciò e di tanto altro è pressoché impossibile mantenere gli attuali livelli occupazionali. La crisi riguarda sia aziende del Nord – ultimo è il caso dell’emittente Telelombardia che vorrebbe quasi dimezzare il personale – sia quelle del meridione, vedesi i 73 esuberi dichiarati lo scorso marzo dall’emittente pugliese Telenorba fino a tornare appunto alla delicata situazione di Blustar TV ma anche la grave crisi che ha colpito i lavoratori dell’Unità”.
E’ chiaro che un settore così delicato e instabile fa pagare dazio specialmente nel Sud, “dove i mancati processi di digitalizzazione e altri fenomeni come quelli sopra citati ostacolano i processi produttivi, e conseguentemente è più facile imbattersi in situazioni di precarietà come quella che interessa un noto giornalista tarantino. Come segreteria territoriale FISTel Cisl, Rsu di Teleperformance e Rsa di Blustar TV auspichiamo che il problema che ha colpito Luigi Abbate e i tantissimi altri lavoratori nelle sue stesse condizioni possa trovare al più presto una giusta risoluzione”.
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