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Taranto, scende in piazza il mondo dell’industria

Gli industriali e i loro dipendenti questa mattina scenderanno in strada per la manifestazione di protesta promossa da Confindustria Taranto dal titolo “Industria ultima fermata”. Il programma prevede il concentramento intorno alle 8.30 nel piazzale del porto mercantile – dove è il terminal dei pullman e dei bus – da qui muoverà il corteo diretto verso il centro con tappa finale in Prefettura. Al prefetto Umberto Guidato sarà consegnata una lettera – che poi è anche il documento base della manifestazione – per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con le richieste degli industriali di Taranto. Nella zona del porto domattina saranno fatti affluire anche i mezzi delle aziende anche se non tutti seguiranno il corteo sino alla Prefettura ma resteranno sul cavalcavia attiguo al piazzale del porto. Molti manifestanti indosseranno una maglietta bianca con la scritta “No alla città dei no”. E molti saranno anche gli striscioni che saranno portati in corteo dai manifestanti.

E’ la prima volta che Confindustria Taranto sceglie una forma di protesta tipica più dei sindacati che di un’organizzazione imprenditoriale, “ma siamo arrivati a tanto – ha spiegato mercoledì in conferenza stampa Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto – perché la nostra base ce lo ha chiesto per dare un segnale forte, deciso. L’ho dichiarato più volte in questi giorni: non c’é più tempo da perdere, l’industria a Taranto è davvero giunta al punto limite, all’ultima fermata come diciamo anche nel nostro slogan della manifestazione. Vorremmo che la città e le istituzioni locali ne fossero consapevoli. Avremmo potuto aspettare settembre? No, non c’é più tempo. A settembre, se le cose restano come sono, non ci saranno più manifestazioni ma licenziamenti”.

E’ la crisi Ilva in primo piano nella manifestazione di domani. Il siderurgico, a causa della crisi di liquidità e per la quale il commissario Piero Gnudi sta cercando di sbloccare il prestito ponte con le banche, non paga le imprese dell’indotto e dell’appalto siderurgico da sei mesi. Ma la protesta riguarda anche l’opposizione manifestata dal Comune di Taranto al progetto “Tempa Rossa”, il rinvio a tempo indeterminato del progetto Cementir, i tagli della Difesa alle manutenzioni delle navi della Marina Militare, il rischio che la rottamazione delle vecchie navi militari si faccia a Piombino come ha annunciato di recente il premier Renzi sebbene Taranto ospiti la base più grande della Marina e Confindustria stava anche lavorando ad un progetto specifico.

In definitiva – sostiene Confindustria – si protesta contro il pericolo di una reale desertificazione industriale dell’area tarantina. Gli imprenditori industriali sono preoccupati dei ritardi e dei veti che paralizzano i progetti relativi agli investimenti, ed ecco perché sulle magliette ci sarà la scritta “No alla città dei no”. Ed è per questo che si chiede al Governo di adottare poteri sostitutivi nei confronti della città al fine di non bloccare investimenti che si ritengono importanti. “Dobbiamo cambiare linea – sottolinea ancora Cesareo – passare dalla città che dice no ad ogni cosa che riguardi l’industria ad una che dice sì ma ponendo condizioni precise a partire dal rispetto dell’ambiente e della sicurezza”.

E tra le adesioni all’iniziativa, ci sono sia Confindustria Puglia che il Comitato Grandi Imprese di Confindustria regionale, che in una nota hanno espresso “pieno e totale sostegno” alla manifestazione. In “una situazione critica che non lascia presagire nulla di positivo per i prossimi anni se non si attueranno azioni concrete per frenare la grave emorragia di capitale umano, il crollo degli investimenti e la chiusura di migliaia di aziende” il Comitato Grandi Imprese e Confindustria Puglia sottolineano “una situazione ancora più critica nel territorio di Taranto che rifiuta ogni nuova iniziativa di carattere imprenditoriale e ogni investimento che rafforzerebbe e svilupperebbe il sistema produttivo locale esistente”.

“In un momento così difficile che rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza delle imprese nell’area ionica, generatrici di reddito e occupazione – afferma Angelo Bozzetto, presidente del Comitato Grandi Imprese di Confindustria Puglia – occorre che ognuno, ciascuno per le proprie competenze, anteponga gli interessi collettivi a quelli di parte. Dalla classe politica locale non vediamo segnali di responsabilità ma solo divisioni che prescindono dai bisogni concreti della società. Nonostante gli innumerevoli sforzi degli imprenditori per resistere a questo lungo periodo di recessione, la politica e le istituzioni non stanno mettendo al centro dei propri programmi la rinascita, il recupero e la valorizzazione di un’area strategica per l’intero Mezzogiorno. In sintesi non si parla più di impresa”.

Confindustria Puglia e il Comitato Grandi Imprese rilevano inoltre che “la presenza dei grandi gruppi industriali che rappresentano un importante traino per lo sviluppo del sistema produttivo regionale. Tali grandi stabilimenti contribuiscono per ben oltre la metà al Pil industriale della Puglia, alimentando circa il 90% delle sue esportazioni, apportando sviluppo, occupazione e benessere al territorio. Tuttavia questi grandi gruppi industriali non hanno vita facile nel nostro territorio perché le loro attività sono spesso osteggiate da ostruzionismi ambientalisti”. “L’auspicio è che con la Regione e le istituzioni – dichiara Domenico Favuzzi, presidente di Confindustria Puglia – ci sia sempre maggiore apertura e si continui a dialogare per un confronto costruttivo nell’interesse delle imprese, vero volano del prodotto interno lordo, in un clima di collaborazione con gli altri attori sociali ed economici del territorio. Occorre ricreare le condizioni – conclude Favuzzi – affinché, nel rispetto della legalità, dell’ambiente e della salute dei cittadini, le imprese abbiamo la possibilità di realizzare o portare a termine i loro progetti di investimento, i cui benefici ricadano sull’intera collettività”.

(dal TarantoOggi dell’1 agosto 2014)

 

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