Se ci trovassimo nella baia di Sidney, saremmo circondati da coccodrilli in lacrime. Ma siamo a Taranto, la terra dei delfini, dove a piangere sono soltanto i tarantini a causa dei coccodrilli travestiti da operatori virtuosi che si defilano davanti alle reali motivazioni della disfatta industriale. Una disfatta frutto della errata o mancante progettazione del territorio ionico ad opera di Confindustria. Confindustria dovrebbe assumersi la responsabilità delle scelte operate in tutti questi anni, nell’ambito della pianificazione industriale e urbana, in regime di quasi totale autonomia, escludendo dalla consultazione le parti più numerose ed impegnate nella ricerca di soluzioni utili a tutti.
Al contrario, le scelte produttive operate dalle dirigenze di altre città, come nel caso di Confindustria Bari, Lecce e, in alcuni casi, anche Brindisi, mostrano indici positivi e altamente promettenti in controtendenza con le statistiche della provincia di Taranto. Le scelte effettuate hanno pregiudicato la nascita e lo sviluppo delle attività innovative che sono invece in fase di insediamento nelle altre province, per giunta assai più redditizie di quelle tarantine sia per fatturato che per unità lavorative impiegate.
Non è un caso che le infrastrutture pubbliche, l’aeroporto, il porto turistico per l’utilizzo ibrido di passeggeri e merci, la nuova stazione ferroviaria, il collegamento ai corridoi transeuropei tirrenico ed adriatico, gli interporti completi di tutti i servizi, previsti a Bari, siano sempre stati una priorità per gli imprenditori delle altre province ma mai sostenuti a Taranto, città di mare strategica eppure priva sia di interporto per il trasferimento delle merci da mare a terra sia del corridoio intermodale di collegamento con Grottaglie.
Confindustria Taranto si è sempre preoccupata di assegnare e riservare aree portuali tra le migliori, più ampie e strategiche d’Italia a pochi privilegiati dell’industria pesante e inquinante precludendone l’uso alle grandi navi di linea passeggeri e ai traghetti e, di fatto, alle Piccole e Medie Imprese, a commercianti e artigiani, coltivatori, pescatori, operatori turistici, del terziario di base e avanzato, e persino all’industria edilizia, che sono la vera spina dorsale dell’economia della provincia di Taranto.
Di fatto, dunque, il vantaggio iniziale esclusivo e geografico è stato pregiudicato e non sfruttato dagli stessi pochi imprenditori locali, malgrado Taranto sia sempre stata l’unica a possedere le aree idonee alla concentrazione intermodale di tutte le infrastrutture ed i servizi prima citati.
Auspichiamo pertanto un rapido ravvedimento da parte di Confindustria Taranto. E’ arrivato il momento che la comunità dell’area ionica, non ancora consapevole del disastro economico e programmatico in atto, venga in possesso di tutti gli elementi necessari per giudicare e trarre le dovute conclusioni.
MOVIMENTO STOP TEMPA ROSSA –IL PORTO AI TARANTINI
Questa truffa sta dilagando in tutta Italia, e questa volta la storia si ripete nel…
Risparmiare sulla bolletta dell’energia elettrica non è mai stato così semplice: bastano solo sei mosse…
Ansia e stress sono nemici prediletti del corpo; ne soffriamo tutti in maniera differente, ma…
Il tostapane è uno di quegli elettrodomestici che, senza ombra di dubbio, ci mette più…
Dato che il Natale si avvicina sempre di più, è il momento di rimboccarsi le…
Le polpettine alla Nutella sono il dessert più buono che potrai mangiare in questo periodo…