Ilva, Bonelli (Verdi): “Galletti si dimetta”
“Falso che a Taranto è stato applicato il principio chi inquina paga attraverso l’approvazione dell’emendamento sull’utilizzo delle risorse dei Riva sequestrate dal tribunale di Milano. Quelle risorse verrano utilizzate per mettere a posto la “casa e le proprietà dei Riva “ come l’Ilva e non per risarcire del danno i tarantini, le terre contaminate dalla diossina e i danni subite dalle attività economiche provocate dall’inquinamento”. Lo ha affermato Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale dei Verdi e consigliere comunale che stamattina ha tenuto una conferenza stampa.
“Chi parla di applicazione del principio chi inquina paga inganna i taranti e gli italiani. Ma c’è un fatto grave che denunciamo per cui chiediamo le dimissioni del ministro dell’Ambiente Galletti – ha continuato Bonelli – in data 7 agosto del 2012 un decreto legge n.129 , in seguito al sequestro dell’area caldo dello stabilimento Ilva a Taranto, prevedeva lo stanziamento di 336 milioni di euro per il risanamento ambientale di Taranto e il rilancio economico.I fondi erano cosi suddivisi:119 milioni di euro per le bonifiche ambientali nelle aree esterne all’Ilva. Oggi il ministro tarda da mesi a nominare il commissario attuatore delle bonifiche dopo le dimissioni del vecchio commissario e appalti e procedure amministrative sono fermi. Il governo tanto celere ad approvare decreti salva Ilva, ben 6, non è assolutamente interessato a far partire i lavori di bonifiche per 119 milioni di euro che rappresentano solo il 4% dei costi necessari per fare tutte le bonifiche esterne a all’Ilva di Taranto. Ricordo che tra mitilicoltori, allevatori e agricoltori sono stati persi quasi 1.000 posti di lavoro. E che su un raggio di 20 km non si può far pascolare. In un altro paese europeo un simile ritardo e una simile inadempienza da parte del ministro dell’Ambiente avrebbe portato le dimissioni dello stesso ministro”.
Infine, Bonelli ha espresso solidarietà a Luigi Abbate (Blustar): “E’ stato licenziato il giornalista di Taranto famoso per le sue domande scomode e il microfono che gli fu strappato dalle mani da Girolamo Archinà, il responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva arrestato nell’ambito dell’inchiesta ” Ambiente Svenduto”. Abbate è un giornalista scomodo perché fa domande scomode in modo particolare sulla situazione ambientale di Taranto. Tristemente famosa la telefonata tra Archinà e Vendola che commentano la scena del microfono strappato a Luigi Abbate. Chiedo che sia fatta chiarezza su questa vicenda perché sarebbe inammissibile che chi ha fatto il suo dovere di giornalista non chinandosi ai poteri forti di Taranto venga licenziato. Spero in una smentita per il bene della città di Taranto. Il licenziamento di Abbate è un duro colpo all’informazione e a quelle inchieste che hanno avuto un ruolo importante nella ricerca della verità a Taranto . A Taranto stiamo assistendo ad una fase di normalizzazione che sta portando indietro nel tempo. Chiedo che si faccia chiarezza immediatamente ed esprimo solidarietà a Luigi Abbate”.