Del resto, come abbiamo riportato in più occasioni su queste colonne, il Comune ha semplicemente preso tempo. Tanto tempo. Sino a quando lo scorso 6 maggio al ministero delle Infrastrutture, durante una riunione sul progetto, Total E&P Italia, Shell Italia E&P S.p.A. e “Mitsui E&P Italia S.r.l.” (che detengono in parti diverse la titolarità del progetto) si sono dette “stufe” di aspettare, decidendo di fare pressione sul governo affinché l’Eni possa iniziare i lavori, per un valore di 300 milioni di euro, previsti nella raffineria di Taranto.
Come più volte ricordato, il motivo del contendere è il Piano Regolatore del porto di Taranto: a gennaio al Comune fu chiesto di accelerare l’iter procedimentale per consentire alla Regione Puglia di approvarlo in via definitiva nel più breve termine possibile. Soltanto una volta approvato infatti, potrà partire ufficialmente il progetto “Tempa Rossa” in riva alla città dei Due Mari. In realtà, in merito al blocco del piano regolatore portuale, c’è una sorta di gioco al rimpiattino tra il Comune e la Regione: il Sindaco sostiene che a Palazzo di Città attendano le decisioni da Bari, a cui è stato chiesto di evitare per il PRG del porto la VAS, la Valutazione ambientale strategica, avendola già fatta l’Autorità portuale di Taranto (VAS sulla quale la Regione può esprimere parere negativo).
Ma è altrettanto vero che per ottenere l’ok al piano regolatore portuale da Bari, la Regione Puglia, competente sugli strumenti urbanistici, ha bisogno della variante al piano regolatore generale da parte del Comune, che prevede appunto i lavori del progetto Tempa Rossa. La variante, infatti, deve essere approvata dal Consiglio comunale e pubblicata per eventuali osservazioni. Del resto, quando nel luglio dello scorso anno chiedemmo lumi ad alcuni componenti della Commissione Ambiente sulla vicenda al termine di un’audizione a Palazzo Latagliata con l’ex direttore della raffineria di Taranto Settimio Guarrata, ci venne risposto che tutto era fermo proprio perché il Comune non aveva ottemperato a quanto di sua competenza in materia di piano regolatore portuale.
Il tempo però, è scaduto. Non certo da oggi. Ed il Comune, volente o nolente, dovrà dare l’ok al progetto. Anche perché i tempi per studiare e realizzare una variante al Piano Regolatore del Porto che recepisca il DM 9 maggio 2001 in materia di direttiva Seveso, come giustamente richiesto dal consigliere comunale di Taranto Respira Angelo Bonelli, non paiono esserci. Il progetto Tempa Rossa infatti, con questa variante, non potrebbe essere realizzato in quanto la direttiva Seveso prevede distanze di sicurezza e vincoli precisi per nuovi insediamenti che sorgono vicino ad una raffineria, che nel progetto originario realizzato dall’Eni non sono rispettati. Staremo a vedere come finirà l’ultimo capitolo di questa grottesca vicenda.
G. Leone (TarantoOggi, 23.07.2014)
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