gnudiTARANTO – “E’ tutto pronto, io spero proprio di sì”. Ha risposto così ieri sera il commissario straordinario dell’Ilva, Piero Gnudi, uscendo da palazzo Chigi, dove ha incontrato il sottosegretario Graziano Delrio in merito al nuovo decreto legge che potrebbe essere approvato quest’oggi dal Consiglio dei Ministri. Stessa risposta, ha dato Gnudi, in merito all’eventuale nomina di Edo Ronchi a commissario per l’ambiente.

Dunque è pressoché certo quanto abbiamo anticipato ieri. Il nuovo provvedimento, che riguarderà “Interventi urgenti e misure del piano di tutela ambientale di gruppi sotto commissariamento”, dovrebbe riguardare l’istituzione del commissario ambientale, che sarà Edo Ronchi, che sarà nominato su proposta dell’attuale ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Nello stesso articolo dovrebbe essere prevista la possibilità per il commissario straordinario Piero Gnudi, di utilizzare le somme sequestrate all’azionista di controllo (il gruppo Riva) da parte dell’autorità giudiziaria, previo accordo con il giudice. In pratica, in questo modo, si separerà del tutto il piano ambientale da quello industriale. Il nuovo decreto legge prevederà il prestito-ponte da parte delle banche nei confronti dell’azienda commissariata.

La somma in questione servirà sia per l’attuazione del piano ambientale che per la gestione corrente della società. Il tutto, ovviamente, attraverso il meccanismo della prededuzione (come abbiamo riportato più volte su queste colonne negli ultimi tempi). Gli istituti di credito infatti, hanno sin da subito posto come condizione che la linea di liquidità straordinaria fosse posta in prededuzione (lo stesso dissero all’ex commissario Bondi quando quest’ultimo chiese loro di finanziare il piano industriale): ovvero ottenendo una sorta di corsia preferenziale nella riscossione del credito vantato, rispetto agli altri debiti contratti dalla società. Questa tipologia di prestito, era già stata inserita per gli investimenti del piano industriale dell’Ilva nella legge dello scorso 6 febbraio. Gli istituti di credito dunque (che quasi certamente saranno Unicredit, Banca Intesa e Banco Popolare, le più esposte nei confronti dell’Ilva Spa per crediti pregressi ammontanti ad oltre un miliardo di euro) non perderanno i loro soldi.

Ma c’è chi vocifera, in ambienti bancari e finanziari, che nel decreto di domani, potrebbe addirittura trovare spazio anche un mutuo trentennale che lo Stato potrebbe contrarre con gli istituti di credito. Dunque, essendo oramai non più rinviabili i lavori previsti dal piano ambientale, il governo pare intenzionato a far arrivare nelle casse dell’Ilva Spa, la liquidità necessaria per far partire l’80% dei lavori entro il 31 luglio 2015, per poi completarli entro l’agosto del 2016 termine temporale entro il quale finirà il periodo di commissariamento (anche se nel piano ambientale approvato dal Consiglio dei Ministri per alcuni lavori è prevista una conclusione ben oltre l’agosto 2016).

L’1,8 miliardi di euro che la Procura di Milano ha sequestrato al gruppo Riva (di cui al momento soltanto 800 sono i milioni confluiti nel Fondo Giustizia), dovranno servire a Gnudi soprattutto per portare avanti l’azienda sino al prossimo dicembre, rinviando così il famoso aumento di capitale previsto dalla legge n. 6 approvata lo scorso febbraio. Mesi entro i quali Gnudi dovrà portare a termine la costituzione di un nuovo azionariato per l’Ilva Spa. Ma come riportato già ieri, a fronte del ricorso del gruppo Riva al Tar del Lazio contro la legge sul commissariamento del 6 agosto e quella dello scorso 6 febbraio, l’ennesima operazione di parziale salvataggio del siderurgico prodotta dallo Stato, potrebbe rivelarsi nuovamente vana.

G. Leone (TarantoOggi, 10.07.2014)

 

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