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Ilva, domani il nuovo decreto

TARANTO – Quasi certamente domani il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, varerà un nuovo decreto legge sull’Ilva. Lo ha lasciato intendere anche il premier Matteo Renzi, che nella giornata di ieri ha postato l’ennesimo “cinguettio” su twitter, annunciando che l’esecutivo è “al lavoro sulla vicenda Ilva”.

Il nuovo provvedimento, che riguarderà “Interventi urgenti e misure del piano di tutela ambientale di gruppi sotto commissariamento”, dovrebbe essere costituito di due articoli. Il primo dovrebbe riguardare l’istituzione del commissario ambientale, che quasi certamente sarà Edo Ronchi, che sarà nominato tramite un nuovo decreto ministeriale su proposta dell’attuale ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Nello stesso articolo dovrebbe essere prevista la possibilità per il commissario straordinario Piero Gnudi, di utilizzare le somme sequestrate all’azionista di controllo (il gruppo Riva) da parte dell’autorità giudiziaria, previo accordo con il giudice, per l’attuazione del piano industriale.

In pratica, in questo modo, si vorrebbe separare del tutto il piano ambientale da quello industriale. In che modo? Il nuovo decreto legge stabilirà infatti il prestito ponte da parte delle banche nei confronti dell’azienda commissariata. La somma in questione servirà per l’attuazione del piano ambientale. Il tutto, ovviamente, attraverso il meccanismo della prededuzione (come abbiamo riportato più volte su queste colonne negli ultimi tempi). Gli istituti di credito infatti, hanno sin da subito posto come condizione che la linea di liquidità straordinaria fosse posta in prededuzione (lo stesso dissero all’ex commissario Bondi quando quest’ultimo chiese loro di finanziare il piano industriale): ovvero ottenendo una sorta di corsia preferenziale nella riscossione del credito vantato, rispetto agli altri debiti contratti dalla società. Ma c’è chi vocifera, in ambienti bancari e finanziari, che nel decreto di domani, potrebbe addirittura trovare spazio anche un mutuo trentennale che lo Stato potrebbe contrarre con gli istituti di credito.

Dunque, essendo oramai non più rinviabili i lavori previsti dal piano ambientale, il governo pare intenzionato a far arrivare nelle casse dell’Ilva Spa, la liquidità necessaria per far partire l’80% dei lavori entro il 31 luglio 2015, per poi completarli entro l’agosto del 2016 termine temporale entro il quale finirà il periodo di commissariamento (anche se nel piano ambientale approvato dal Consiglio dei Ministri per alcuni lavori è prevista una conclusione ben oltre l’agosto 2016). L’1,8 miliardi di euro che la Procura di Milano ha sequestrato al gruppo Riva (di cui al momento soltanto 800 sono i milioni confluiti nel Fondo Giustizia), dovranno invece servire a Gnudi per portare avanti l’azienda sino al prossimo dicembre, rinviando così il famoso aumento di capitale previsto dalla legge n. 6 approvata lo scorso febbraio. Mesi entro i quali Gnudi dovrà portare a termine la costituzione di un nuovo azionariato per l’Ilva Spa.

Sia come sia, continuiamo a restare profondamente dubbiosi che tutto ciò possa realmente avvenire. Specialmente a fronte del ricorso che il gruppo Riva ha presentato nella giornata di lunedì al Tar del Lazio, contro il piano ambientale e riportata ieri su “IlSole24 ore”. La holding che controlla il gruppo ha infatti deciso di sottoporre alla giustizia amministrativa la valutazione sulla sua legittimità, impugnando anche gli atti del governo sul commissariamento dell’Ilva. Nella impugnazione, depositata presso il Tar del Lazio perché la fonte del commissariamento è il governo nazionale, non vengono tanto messi in discussione gli obiettivi del piano ambientale ma le misure specifiche che definisce il piano ambientale: tempi, metodi e tecnologie da usare. I legali di Riva FIRE hanno anche ventilato nel ricorso una sorta di esproprio dei diritti di proprietà. Che comprende anche l’utilizzo delle risorse sequestrate dalla Procura di Milano, visto che il processo non è ancora iniziato (come abbiamo scritto ripetutamente su queste colonne). E siccome a quanto si apprende il Tar del Lazio non si pronuncerà prima di novembre, qualcosa ci dice che il nuovo decreto legge all’orizzonte sarà di dubbia applicazione. Staremo a vedere.

 Gianmario Leone (TarantoOggi, 09.07.2014)

 

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