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Ilva, tornano “gli amici degli amici”

TARANTO – Dopo l’anticipazione data nel weekend dal “Quotidiano di Taranto”, è arrivata ieri la conferma dell’avvio di un restyling all’interno della struttura manageriale dell’Ilva, da parte del neo commissario Piero Gnudi. Di regola però, un restyling dovrebbe portare in auge gente nuova: ma all’Ilva, si sa, le cose spesso funzionano al contrario. Tanto è vero che nel ruolo di Chief Operations Officer, in pratica una sorta di direttore operativo dell’azienda, è stato nominato una vecchia conoscenza: Giancarlo Quaranta, direttore dell’ei fu Centro Studi Ilva. La struttura creata ad hoc dall’azienda nel 2011, la cui “mission” era quella “di offrire una molteplicità di contributi multidisciplinari ad alto contenuto scientifico, in un formato divulgabile ai più, e di diventare un autorevole punto di riferimento per le istituzioni, la comunità scientifica, i media e i cittadini sui temi dello sviluppo ecocompatibile dell’industria” (come si legge ancora oggi sul sito ufficiale del Centro). 

Secondo quanto ricostruito da ‘Siderweb’, la nomina rientrerebbe in una riorganizzazione voluta dal neo commissario Piero Gnudi che punta ad avere una divisione della parte commerciale da quella produttiva, di cui dovrebbe infatti occuparsi l’ingegner Quaranta, “uno dei tecnici Ilva più preparati in particolare nella divisione ricerca e sviluppo”. Quaranta dovrebbe fungere “da riferimento anche per i vari direttori di stabilimento che supervisioneranno la produzione diretta, mentre le decisioni strategiche risulteranno più centralizzate”. La medesima operazione dovrebbe essere effettuata anche sul fronte commerciale, anche se al momento non sono ancora state rese note le figure centrali.

Dunque, torna in auge uno dei personaggi di “spicco” della gestione targata Riva. Quel Quaranta che ad esempio, il 15 dicembre 2011, affermava che “lo stabilimento Ilva di Taranto investe tutti i suoi utili nell’azienda, un modo concreto per guardare al futuro”. Quel Centro Studi Ilva che svolgeva i suoi incontri rigorosamente al Relais Histò San Pietro sul Mar Piccolo. Ai quali si poteva partecipare soltanto per invito. Quel Centro Studi Ilva che dichiarava come gli incontri organizzati erano volti ad uno “sforzo di produzione e condivisione culturale su temi dell’eco-sostenibilità dell’industria che dovrà coinvolgere tutte le parti interessate (stakeholders) in un reciproco processo di conoscenza e consapevolezza del rapporto virtuoso che può essere creato tra grande industria e la comunità che l’accoglie”. Peccato che all’epoca, quando si era ancora ai “tempi belli”, non era gradita alcun tipo di domanda o intervento di persone che non fossero prima state scelte dopo accurata selezione. In questo modo la platea finiva per essere quella di sempre, con politici, imprenditori, sindacalisti, giornalisti e personaggi alquanto discutibili della nostra città, unici possibili “stakeholders” di un’azienda che si concedeva soltanto previo invito.

Un atteggiamento che rappresentava in pieno lo stile degli industriali vissuti a cavallo tra ’800 e ’900, ma che a Taranto, sino all’estate del 2012, era la normalità. Una normalità accettata da tutti. Anche da quei personaggi di cui sopra, politici, industriali, sindacati, giornalisti & co., che sono ancora tutti al loro posto, come se niente fosse.

Gnudi ha scelto dunque di affidarsi a personaggi appartenenti alla “vecchia guardia”. Un scelta se vogliamo anche “nobile” per quando arriverà la fine del siderurgico tarantino. Anche se avremmo fatto volentieri a meno di rivedere in auge personaggi che ci ricordano i tempi più bui che, in particolar modo il mondo dell’informazione tarantina, ha vissuto nella sua storia recente.

 Gianmario Leone (TarantoOggi, 02.07.2014)

 

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