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Ilva, stipendi salvi grazie a Banca Intesa?

TARANTO – Voci provenienti dal mondo finanziario, lasciano trapelare la notizia secondo cui l’Ilva sarebbe in grado di pagare gli stipendi di giugno. La liquidità sarebbe stata trovata grazie alla concessione di un prestito ponte da parte di “Banca Intesa”, ammontante a circa 60/70 milioni di euro. L’istituto di credito milanese è infatti una delle tre banche ancora esposte nei confronti dell’Ilva Spa. Secondo la centrale rischi di Bankitalia aggiornata allo scorso aprile, l’azienda beneficerebbe dagli istituti di credito di un accordato di 1,5 miliardi di euro, dei quali 1,1 utilizzati.

Di quest’ultimi, 503 milioni nella forma autoliquidante e 692 milioni a scadenza. Di questi 1,5 miliardi, Intesa detiene circa 900 milioni di euro di esposizione bancaria dell’Ilva Spa. Dei restanti, circa 190 milioni sarebbero invece detenuti dal Banco Popolare mentre Unicredit resterebbe esposta per 110 milioni di euro. La notizia è ufficiosa, ma potrebbe diventare ufficiale quest’oggi a Roma, all’interno dell’incontro al MiSE tra il commissario straordinario Ilva Piero Gnudi e i sindacati metalmeccanici. Ma se da un lato potrebbe essersi risolta, anche se soltanto per questo mese, la questione stipendi, altrettanto non può dirsi per i problemi che Ilva ha maturato nei confronti dei fornitori (oltre che nel pagamento delle aziende dell’indotto e dell’appalto).

Il notevole ritardo nei pagamenti accumulato dall’azienda, avrebbe infatti comportato un netto calo nelle forniture di ferroleghe, lega metallica o più genericamente composto chimico inorganico del ferro e di almeno un altro elemento chimico, fondamentale nella produzione del siderurgico. Il calo di forniture avrebbe poi creato una situazione che condiziona negativamente il ritmo di marcia dello stabilimento, che per effetto domino rischia di far calare ancora di più i ritmi produttivi, acuendo ulteriormente la crisi finanziaria dell’azienda. Anche il commissario Gnudi ha capito che la coperta è oramai troppo corta. E che il rischio default è sempre più dietro l’angolo.

 G. Leone (TarantoOggi, 02.07.2014)

 

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