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Concordia, De Lorenzis (M5S): lettera aperta al presidente Vendola

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Diego De Lorenzis, deputato M5S Commissione IX “Trasporti, poste e telecomunicazioni” della Camera, rivolta al presidente della Regione Nichi Vendola.

“Vorrei rispondere alla Sua lettera di invito a sostenere la proposta di Confindustria Taranto del progetto dell’Ing. Severini1, secondo il quale il relitto della Costa Concordia potrebbe essere smaltito presso le strutture portuali di Taranto. Le rispondo solo ora, poiché a fronte della decisione che ha preso il Consiglio dei Ministri, è evidente come tale proposta sia l’ennesima presa in giro a danno dei cittadini di Taranto! Innanzitutto, mi preme sottolineare come la Sua richiesta sia tardiva; sono rimasto meravigliato che questa proposta fosse giunta solo il 26 febbraio 2014, mentre come risulta dalle notizie di stampa e dall’attività della Commissione IX “Trasporti, poste e telecomunicazioni” della Camera dei Deputati di cui faccio parte, altri enti locali e diverse Autorità Portuali avessero cominciato a dibattere l’argomento anche un anno e mezzo prima della sua missiva, anticipando di mesi una reale disponibilità ad accogliere la nave Concordia.
Nella suddetta lettera, Lei scrive che “la profondità dei fondali (che registrano ad oggi un pescaggio di 25 metri), la presenza dei bacini navali di cui è dotato l’arsenale militare del porto, la disponibilità a ridosso dell’area di un cantiere a mare di 35.000 mq di aree libere adeguate ad ospitare le esigenze logistiche del cantiere di demolizione; la presenza già in loco di apparecchiature di sollevamento e trasporto da utilizzare per la movimentazione delle parti demolite, costituiscono tutti elementi che rendono il porto di Taranto particolarmente idoneo per le attività da svolgere, se non il più adeguato a livello nazionale”.
Approfondendo l’ipotetico progetto di portare la Costa Concordia a Taranto sulla base di queste affermazioni è da rilevare che, in merito ai bacini navali dell’Arsenale Militare che Lei cita, questi si trovano all’interno del Mar Piccolo, mentre l’area che Lei ha specificato come idonea per l’operazione di smaltimento della Costa Concordia, è la zona portuale del terminal siderurgico in Mar Grande. Tali dichiarazioni, pertanto, sono prive di fondamento poiché il pescaggio per raggiungere i cantieri nel Mar Piccolo attraverso il canale navigabile2 è di 12m; quindi esso risulta inferiore a quello necessario per il transito della nave che con i “cassoni galleggianti” avrà lo scafo sommerso3 per 18m , rendendo di fatto non praticabile questa soluzione4.
Inoltre, quando Lei include tra le caratteristiche che renderebbero il porto di Taranto il più idoneo a livello nazionale, “il pescaggio utile di 25 metri”, omette di affermare che attualmente tale pescaggio è presente solo al 4° sporgente e solo in testata e nella parte a levante e che tale molo è attualmente in concessione ad Ilva Spa che lo utilizza per lo scarico di ferro e carbone e per l’imbarco del bitume5. Sull’ipotesi di conciliare tali attività forse sarebbe stato il caso di avere un parere scritto dall’Ilva e dal neo commissario Gnudi o, in alternativa, comprenderà l’amara ironia sapendo che Lei è in confidenza con la proprietà, anche una telefonata sarebbe bastata.
Se anche per assurdo ammettessimo realizzabile tale proposta, vi è poi un altro elemento tutt’altro che secondario che Lei, Presidente, avrebbe dovuto tenere seriamente in considerazione, legato ai rischi ambientali dovuti al trasporto dall’isola del Giglio a Taranto: tali rischi, dovuti alla possibilità che si verifichino incidenti lungo il tragitto, sono direttamente proporzionali alla distanza da percorrere. Questa è stata anche la riflessione oggetto di dibattito tra la Regione Toscana e la Regione Liguria, che non ha permesso di arrivare ad una scelta condivisa. Da questa banale considerazione discende il “principio di prossimità” volto appunto a ridurre incidenti e che la sua ipotesi ovviamente non soddisfa poiché contempla un percorso, non certo semplice per un “relitto”, attraverso il mar Tirreno e il mar Jonio di oltre 1200 km, fino a Taranto, che risulta obiettivamente molto più distante rispetto ad altri porti.
Al di là della proposta di smaltire il “Rifiuto” della Costa Concordia a Taranto, con tutte le implicazioni di carattere ambientale che esso comporta, ritengo che per troppo tempo, Taranto e la sua provincia siano state (e lo sono ancora purtroppo) le sedi dello smaltimento dei rifiuti speciali d’Italia e meriterebbero ben altre prospettive rispetto a quelle di continuare ad accogliere rifiuti; Le ricordo che già attualmente la Regione Puglia, come anche illustrato dalla relazione conclusiva della Commissione Parlamentare sul ciclo dei rifiuti della XVI legislatura6, è sede di smaltimento dei rifiuti trans-regionali e trampolino di lancio di quelli trans-nazionali, trovando proprio in Taranto un nodo ideale per svolgere tali attività, con la presenza di enormi discariche di rifiuti speciali anche pericolosi e di inceneritori, per cui, invece di invertire una preoccupante tendenza che sta concorrendo a distruggere un territorio, Lei Presidente vuole incrementare le attività inquinanti.
Vi sono poi altri fattori che sarebbero dovuti essere presi in esame. In primis, la miopia temporale di tale proposta. Il porto di Taranto, pur vantando una tradizione nella cantieristica navale militare, non era neanche ricompresa nello studio commissionato dal Ministero a Fincantieri. L’allestimento delle infrastrutture necessarie, ammettendo sia realizzabile, non sarebbe economicamente vantaggioso, in quanto, anche se le opere fossero cofinanziate, le risorse economiche sarebbero sempre pagate dalla collettività. Questo progetto non appare neppure la premessa per una prospettiva di lungo periodo per il territorio. Anche per questa ragione, la proposta assomiglia più ad una promessa di lavoro per l’immediato senza una visione strategica per il futuro. In secondo luogo, la mancanza di trasparenza relativa al progetto dell’ing. Severini, sostenuto da Confindustria Taranto: esso non è rintracciabile da alcuna parte e, ammettendo la sua esistenza, resta confinato in qualche cassetto, mentre avrebbe dovuto essere portato trasparentemente all’attenzione pubblica della cittadinanza e degli altri soggetti istituzionali, se fosse stata una reale ipotesi.
La Sua richiesta non è stata pertanto oggetto di alcun dibattito mediatico, tecnico e tantomeno, purtroppo, popolare, assumendo per questo i connotati di uno slogan senza sostanza. Crediamo che ormai sia finita la politica fatta di decisioni calate dall’alto e che la cittadinanza tutta debba essere preventivamente informata adeguatamente sulle proposte e le ipotesi di sviluppo che riguardano il proprio territorio, a maggior ragione quando esse attengono allo sviluppo di un’area già tristemente nota per i problemi ambientali, sanitari ed economici dovuti ad un modello di sviluppo fallimentare imposto da una politica sorda.
Per ultimo, non certo per importanza, bisogna ricordare che sarà la società privata a proporre un progetto per trasportare il relitto fino al porto di destinazione, su cui si sono svolte le conferenze dei servizi di cui sentiamo i risultati in questi giorni.
In conclusione, per i motivi sopra elencati, frutto di approfondimenti di merito, e per una serie di logiche deduzioni e riflessioni su questa discutibile proposta, mi sento costretto ad avanzarLe la richiesta di non continuare a illudere cittadini inermi che già pagano pesantemente le scelte di politica industriale, anche da Lei sostenute.
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