L’USB ha promosso la consultazione referendaria attraverso un volantinaggio davanti alle portinerie dell’Ilva. La decisione era stata assunta dopo i casi di tumore nel reparto Carpenteria, che ha portato la magistratura ad aprire un’inchiesta. Il sindacato di base ha proposto ad ogni lavoratore di versare nel fondo l’equivalente di tre ore di ferie all’anno. Quindi, complessivamente saranno accumulate 36mila ore di ferie (12mila lavoratori per tre ore), corrispondenti a circa 360mila euro.
L’Ilva, secondo la proposta dell’Usb, verserà nel fondo l’equivalente delle spettanze che fino all’anno scorso versava per la gestione del circolo Vaccarella, circa 420mila euro l’anno. Le organizzazioni sindacali verseranno un euro al mese per ogni iscritto. La consultazione è valida in quanto ha votato il 50% più uno dei lavoratori. La proposta sarà ora portata avanti visto che i “Sì” sono andati ben oltre il 75%. “L’accesso al fondo – spiegano dall’Usb – sarà veloce e garantito a tutti i lavoratori Ilva e familiari prossimi, moglie e figli, con gravi patologie”. II fondo “sarà gestito da un gruppo di lavoratori, con la supervisione aziendale”.
L’Unione sindacale di base il mese scorso si era rivolto con una lettera ai responsabili dello stabilimento siderurgico Ilva, e al direttore dell’Arpa Puglia Giorgio Assennato, per chiedere l’avvio immediato “di uno studio epidemiologico trasparente affidato a strutture competenti” sul reparto di carpenteria dove recentemente “un numero elevato di lavoratori” ha contratto malattie gravi, con esito anche mortale, e inoltre, “nel dubbio e fino ad esclusione del nesso di casualità” chiedeva “l’immediata evacuazione dei lavoratori dal reparto”. Secondo quanto riferiva l’Usb “ben oltre la decina, su un totale di circa 160 unità del reparto Carpenteria ex Pla1, presenta patologie dell’apparato otorinolaringoiatra”. Da qui l’appello affinché “tutti i lavoratori del reparto siano sottoposti ad immediati e urgenti accertamenti sanitari in strutture specializzate”. Il documento venne poi trasmesso per conoscenza anche al ministro della Salute, al presidente della Regione Puglia, al sindaco e al procuratore capo di Taranto.
L’Usb ha colto l’occasione dell’iniziativa referendaria per ribadire il suo punto di vista sul futuro dello stabilimento siderurgico. “Lo stabilimento siderurgico va espropriato senza indennizzo e va nazionalizzato”. L’USB teme che l’arrivo di una nuova cordata possa decidere di tagliare sul costo del lavoro, avviando una stagione di esuberi e licenziamenti. Inoltre, l’USB teme anche l’arrivo di un nuovo decreto “in cui ci diranno che non potremo chiedere nessun risarcimento, anzi che continuando così dovranno essere i cittadini e i lavoratori a risarcire la proprietà”. “Se non si fanno investimenti prima – si chiede l’USB – come si riesce a tappare una voragine aperta da un’azienda che perde 80 milioni al mese? L’unica risposta plausibile è tagliare i costi”.
(dal TarantoOggi del 24 giugno 2014)
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