“Voglio iniziare con il dire che sono la vedova di Nicola Darcante, a 34 anni vedova, una parola che per me è un macigno. Sei lunghissimi mesi di sofferenza atroce, tanto è durato il calvario di Nicola, tanta sofferenza non la merita nessuno, neanche il peggiore degli uomini. Non è giusto! Voi avete il diritto di crescere i vostri figli, perché loro hanno bisogno di voi! Mio marito non potrà più farlo, lo hanno portato via dalle nostre figlie di soli 2 e 8 anni, il profitto di pochi a scapito della salute di tanti, questo ha ammazzato Nicola! Non permettete a nessuno di rubarvi il futuro! Lottate ragazzi, non pensate che tutto ciò che accade attorno a voi, in quella fabbrica, sia normale e che vada bene pur di portare a casa un misero stipendio. Nessuna cifra vale quanto vale la vostra vita e vi posso dire che quando accadono queste cose, la pensione che vi spetta è da fame. Nessuno si interesserà dei vostri figli, della loro crescita, del loro futuro, non avrete nessuna agevolazione, non vi aiuterà nessuno. Chi ti è amico o per meglio dire “finto amico” al di fuori di quella fabbrica, quando è dentro si dimentica di te, si dimentica del collega deceduto, tanto è una matricola, un codice elmec , un codice di cinque numeri 55579, questo era Nicola in quella fabbrica. Lo so che ci si trova di fronte ad un bivio, il lavoro o la salute, ma non abbiate paura di denunciare ciò che di illecito e di sbagliato c’è in quella fabbrica, se non volete farlo per voi fatelo per le vostre famiglie: ribellatevi! Avete il sacro santo diritto di far valere i vostri diritti e di tutelare le vostre famiglie, sono la cosa più importante che avete! Fatelo! Non abbandonate i vostri figli!”.
Stefania Corisi
dal TarantoOggi del 24.06.2014