Cosa ne è stato di quel furore positivo e ribelle che spinse decine di cittadini e operai a marciare insieme quel famoso 2 agosto, “osando” interrompere un comizio dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, e togliendo legittimamente la parola ai segretari generali Camusso, Bonanni e Angeletti? Cosa ne è stato di quella cittadinanza che in quell’autunno partecipò attivamente a diverse e affollatissime assemblee pubbliche? Dove sono le migliaia di cittadini che nel dicembre di quell’anno manifestarono in massa, esprimendo indignazione e dissenso contro il governo Monti e la prima delle leggi ‘salva Ilva’?
C’è qualcosa che non va se ieri, all’esterno della caserma dei Vigili del Fuoco, non c’era praticamente nessuno. E conta molto poco che all’interno dalla palestra adibita ad aula di tribunale, fossero presenti quasi tutti gli esponenti del mondo ambientalista e dell’associazionismo tarantino. Anzi. Il fatto che loro fossero presenti e il resto della città no, testimonia ancora una volta lo scollamento esistente e sempre più profondo che c’è tra la società civile ed una città che forse ha smesso troppo presto di credere in un altro futuro possibile. Certo, avrà avuto anche il suo peso la radicata sfiducia nei confronti della giustizia.
E la consapevolezza, come è stato dimostrato ieri, che quello sull’Ilva sarà un processo che durerà chissà quanti anni. Del resto, chi conosce un minimo la storia di questo Paese, sa perfettamente che anche i più grandi processi (vedi ad esempio Tangentopoli), non hanno cambiato di una virgola la realtà. Forse, puntare tutto su questo processo e su un’ambigua lotta social/politica che nasconde interessi personali e futuri propositi di scalata al “palazzo” di città, è stata una scelta sbagliata. Forse, dopo due anni, è arrivato il momento di provare a risvegliare lo spirito del 2012 e tornare per strada, tra la gente. Provando a costruire quell’unità mai realizzata. E che sembra sempre più un’utopia irraggiungibile. “Esci, partito, dalle tue stanze, torna amico dei ragazzi di strada” (Vladimir Vladimirovič Majakovskij, Bagdati, 7 luglio 1893 – Mosca, 14 aprile 1930).
Gianmario Leone (TarantoOggi, 20.06.2014)
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