Ilva, domani l’udienza. Anche i mitilicoltori pronti a costituirsi parte civile

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cozzeTARANTO – E’ una vigilia carica di attese anche per i mitilicoltori del primo seno di mar Piccolo. La loro storia è tristemente nota: nel luglio del 2011 furono costretti a sospendere la loro attività a causa di un’ordinanza della Asl che vietava il prelievo e la commercializzazione delle cozze allevate in quello specchio d’acqua contaminato da pcb e diossine.

Da allora è iniziato un vero e proprio calvario: tre annate perse e l’esilio forzato in mar Grande, dove il futuro risulta minato da troppe incognite. L’intero comparto è stato colpito da una pesantissima crisi che ancora oggi continua a produrre effetti pesanti sulla commercializzazione del prodotto, anche in relazione al  danno d’immagine subito dall’intera filiera, un tempo fiore all’occhiello dell’economia cittadina.

Già ad ottobre dell’anno scorso, avevamo annunciato l’intenzione di diverse aziende (compresa la Cielo Azzurro di Luciano Carriero) di costituirsi parte civile nel processo che vede coinvolti i vertici dell’Ilva per disastro ambientale. Decisione confermata oggi ad InchiostroVerde dall’avvocato Mimmo Lardiello, a lavoro in vista dell’importante appuntamento in programma domani nella palestra del comando provinciale dei  Vigili del Fuoco: l’udienza preliminare davanti gup Vilma Gilli.

«Le aziende che chiederanno di costituirsi parte civile per l’avvelenamento delle acque di mar Piccolo sono oltre dieci – spiega l’avv. Lardiello – in questa fase si valuterà l’esistenza del diritto ad avviare una richiesta risarcitoria. La quantificazione del danno sarà fatta ovviamente in sede civile dopo l’eventuale sentenza di condanna».

Al momento l’avv. Lardiello non si sbilancia sull’entità del risarcimento che verrà richiesto dalle società che presenteranno istanza. Così come evita di sbilanciarsi sull’epilogo della giornata di domani. Sul tavolo del gup, infatti, c’e’ una istanza di rimessione del processo depositata dai legali delle società Riva Fire, holding dell’Ilva, e Riva Forni Elettrici e di alcuni imputati. L’istanza si basa sull’ipotesi che il clima instauratosi a Taranto non consentirebbe serenità di giudizio se il processo dovesse svolgersi nel capoluogo ionico.

Il gup potrebbe scegliere tra tre possibilità: sospendere subito l’udienza inviando gli atti alla Cassazione perché decida sull’istanza di rimessione del processo (in caso di accoglimento verrebbe trasferito a Potenza); far costituire le parti (sarebbero necessarie più udienze) per poi trasmettere gli atti a Roma; oppure andare avanti e adottare tutte le decisioni ma fermandosi un passo prima della sentenza, dovendo comunque trasmettere gli atti alla Suprema Corte.

«E’ difficile prevedere la decisione del Gup – ammette l’avv. Lardiello – per il caso Scazzi, giusto per citare un precedente, il giudice Carriere decise per la sospensione dell’udienza e l’invio degli atti alla Cassazione. In tal caso ci sarebbe da aspettare qualche mese prima di conoscere la decisione della Suprema Corte.  Ma non è detto che anche stavolta vada così».

Alessandra Congedo

 

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