AIA Ilva, non è cambiato nulla – Pubblicato esito ispezione Ispra e Arpa di marzo
TARANTO – Pur portando la data di pubblicazione dello scorso 19 maggio, è stata caricata soltanto ieri sul sito del ministero dell’Ambiente, nell’area dedicata all’Ilva di Taranto, la relazione sull’esito dell’ispezione effettuata dai tecnici dell’ISPRA e di ARPA Puglia l’11 e il 12 marzo nel siderurgico. Quella dello scorso marzo è la prima ispezione del 2014, la quinta totale, ed è finalizzata alla verifica dello stato di attuazione degli interventi strutturali e gestionali previsti dal decreto di riesame dell’AIA del 26/10/2012. Su queste colonne abbiamo sempre riportato gli esiti delle ispezioni e i contenuti dei vari verbali e delle diffide prodotte nei confronti dell’Ilva, puntualmente cadute nel vuoto. Tra l’altro, dopo l’approvazione del piano ambientale da parte del Consiglio dei ministri (avvenuta mesi dopo la proposta di Piano ambientale redatta dai tre esperti nominati dall’ex ministro dell’Ambiente Andrea Orlando nel giugno 2013), l’AIA del 2012 è stata quasi del tutto stravolta nella tempistica entro cui realizzare i lavori. Basti pensare che la maggior parte delle prescrizioni dovranno essere eseguite tra l’autunno 2015 e agosto 2016.
Ciò nonostante, i report di ISPRA ed ARPA Puglia ci consentono di conoscere cosa sia stato effettivamente realizzato sui vari impianti e nei reparti interessati dalle prescrizioni AIA. Praticamente nulla. Anche perché, secondo il decreto 136 dello scorso 3 dicembre convertito in legge lo scorso 6 febbraio, al punto “F” dell’art. 12, è previsto che non ci sarà “nessuna sanzione speciale per atti o comportamenti imputabili alla gestione commissariale dell’Ilva se vengono rispettate le prescrizioni dei piani ambientale e industriale, nonché la progressiva attuazione dell’Aia”. Il governo ha ‘chiarito’ che “la progressiva adozione delle misure” (prevista dalla legge 89 del 4 agosto) è intesa nel senso che la stessa è rispettata se la qualità dell’aria nella zona esterna allo stabilimento “non abbia registrato un peggioramento rispetto alla data di inizio della gestione commissariale” e se “alla data di approvazione del piano, siano stati avviati gli interventi necessari ad ottemperare ad almeno l’80% del numero complessivo delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni integrate ambientali, ferma restando la non applicazione dei termini previsti dalle predette autorizzazioni e prescrizioni”.
Dunque, ciò che conta è “dimostrare” di aver avviato l’80% degli interventi, senza priorità alcuna sull’importanza degli stessi e sulla loro effettiva conclusione. Inoltre, le sanzioni riferite ad atti imputabili alla gestione precedente al commissariamento, ricadranno sulle “persone fisiche che abbiano posto in essere gli atti o comportamenti”, i Riva, e non saranno poste a carico dell’impresa commissariata “per tutta la durata del commissariamento”: dunque, nel caso l’azienda ritorni al gruppo lombardo, saranno i Riva a farsene carico. Sia di quelle che saranno eventualmente erogate dal ministero dell’Ambiente, sia quelle che arriveranno dal Prefetto. Pura fantascienza.
Il bello è che “avviare l’80% degli interventi” vuol dire tutto e niente allo stesso tempo. Del resto, la stragrande maggioranza delle leggi italiane sono state appunto scritte per essere interpretate a seconda delle esigenze e dei soggetti implicati, e non per essere realmente applicate. Per dimostrare l’avvio di un intervento infatti, basta aver effettuato un semplice studio o richiesta di poter costruire o, ancora meglio, aver prodotto ordini di acquisto. Che poi le risorse finanziarie per pagare le imprese al momento non ci siano, è un’eventualità che al momento non interessa a nessuno.
Tutto ciò detto, entriamo nel merito dell’ispezione dello scorso marzo. Che ha evidenziato per la quinta volta di fila l’inadempienza delle prescrizioni più importanti. Ad esempio, per quanto concerne la copertura dei parchi primari, siamo ancora alla semplice trasmissione dei documenti. Nel verbale infatti si legge che “è stata convocata dal ministero dell’Ambiente la prima sessione della Conferenza dei Servizi il 10/03/14, richiedendo integrazioni documentali ai progetti trasmessi da Ilva”. Per la prescrizione n.4 (“Per le aree di deposito di materiali polverulenti, prioritariamente per il parco Nord coke e per il parco OMO, si prescrive l’avvio dei lavori per la costruzione di edifici chiusi e dotati di sistemi di captazione e trattamento di aria filtrata dalle aree per lo stoccaggio di materiali polverulenti”), è stato avviato il cantiere del parco calcare e sono stati rilasciati dal Comune di Taranto i permessi a costruire per i parchi OMO, AGL Nord e Sud. Inoltre, durante l’ispezione di marzo l’azienda aveva dichiarato di voler avviare, entro aprile, i cantieri per la realizzazione delle coperture parchi OMO e AGI Sud.
Per la prescrizione n. 5 (“Sistemi di scarico per trasporto via mare con l’utilizzo di sistemi di scarico automatico o scaricatori continui coperti” per evitare le emissioni di polveri derivanti dalla movimentazione di materiali presso gli sporgenti 2 e 4 del porto), l’Ilva ha ordinato in totale 11 benne ecologiche oltre a quella già operativa presso il IV Sporgente; ma per ISPRA ed ARPA rimane non soddisfatta la richiesta delle precedenti diffide, ovvero il mancato ricevimento del progetto esecutivo corredatodal relativo cronoprogramma degli interventi (che viene lamentata per diverse prescrizioni). Discorso analogo per la prescrizione n. 6 (“Interventi chiusura nastri e cadute”, mediante la chiusura completa di tutti i nastri trasportatori): i lavori sono in corso con una percentuale di completamento dichiarata dall’Ilva pari a circa il 33% di lunghezza lineare coperta rispetto al totale (in tutto parliamo di 90 km). Per la prescrizione n. 12, l’installazione dei famosi ‘Fog Cannon’, “sono in corso approfondimenti sulle modalità di gestione delle macchine nebulizzatrici al fine avere evidenza delle registrazioni di funzionamento e della quantità d’acqua irrorata”. Per la prescrizione n. 16 riguardante l’AFO/2 (“Depolverazione Stock House”, che consiste nell’abbattimento delle polveri generate nel processo di lavorazione dell’acciaio), l’Ilva ha segnalato che “è in corso l’attività di verifica analitica dei campionamenti del fondo scavo, relativi alla realizzazione del nuovo camino e filtro del sistema di depolverazione; nel frattempo si sta procedendo al riesame del creino programma per ridurre i tempi di attuazione”.
Per la prescrizione n. 49 (“L’emissione di particolato con il flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento sia inferiore a 25 g/t coke”), “perdura il superamento del valore di 25 g/t coke coke nell’emissione di particolato con il flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento”; in base alle registrazioni fornite dalla stessa Ilva e relative al periodo ottobre-novembre 2013, “sono state riscontrate emissioni di panicolato, in alcuni casi superiori a 25 g/t coke, per la torre di spegnimento n.4, asservita alle batterie 7-8, sia per la torre n.7, asservita alle batterie 11-12, attualmente in funzione”. Inoltre relativamente alla presentazione del progetto esecutivo per il raggiungimento di un valore inferiore a 20 mg/Nm3 “non risultano aggiornamenti”.
E veniamo alla prescrizione n. 70 punto “B”, nella parte relativa alla eliminazione del fenomeno di “slopping”. L’Ilva il 31 marzo ha aggiornato le procedure operative tipo ‘RAMS’, trasmesse originariamente con nota a seguito dell’implementazione del nuovo sistema software ‘ISDS’ adottato. “Ad integrazione dei rapporti inoltrati dall’azienda relativi alte cause tecniche che hanno provocato eventi emissivi straordinari in ACC/1 e ACC12 dal 01/09/13 al 11/11/13, corredati dalle azioni di miglioramento per prevenire il ripetersi di tali eventi, il gestore ha anche trasmesso l’aggiornamento degli eventi anomali in acciaieria 1 e 2 dal 12/11/13 al 28/02/14 con l’andamento progressivo di ciascuna tipologia di evento e per il totale degli eventi, corredati dalla identificazione tra slopping lieve e grave e altri eventi di emissione anomali di acciaieria. Sono in corso ulteriori approfondimenti per le emissioni anomale segnalate nel mese di aprile”.
Infine, la prescrizione n. 85, che prevedeva entro 6 mesi dal rilascio del provvedimento di riesame dell’AIA, l’installazione di “una rete di monitoraggio in continuo della qualità dell’aria attraverso l’adozione di 6 centraline di monitoraggio da ubicare in prossimità del perimetro dello stabilimento; la stessa rete, da integrare con la rete regionale secondo le modalità che saranno indicate da ARPA Puglia, sarà implementata da un sistema di monitoraggio d’area ottico spettrale “fence line open-path”, costituito da 5 postazioni DOAS complete e 3 sistemi LIDAR completi”. Nel verbale si legge che in relazione al funzionamento delle centratine di monitoraggio di qualità dell’aria interne allo stabilimento, in particolar modo all’esercizio della centralina di monitoraggio della qualità dell’aria ambiente nell’area cokeria, “Ilva ha comunicato l’interruzione della bagnatura della strada attigua alla medesima centralina ed ARPA ha verificato tale circostanza in occasione dei sopralluoghi per la validazione dei dati monitorati dalle citate centratine ambientali”. Avremo finalmente dei dati “oggettivi”? Chissà. Nel frattempo, dentro al siderurgico, quasi nulla è cambiato.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 13.06.2014)