“Dopo gli ultimi incontri romani – osservano le organizzazioni sindacali – non è scaturito niente di nuovo, abbiamo aspettato che le elezioni europee passassero, e, anche per evitare passerelle inutili e non finalizzate alla risoluzione dei problemi lavorativi e del territorio tarantino, invitiamo tutti i soggetti rappresentativi del territorio ad unirsi con noi nella vertenza drammatica che vede coinvolte 130 famiglie”. Fim, Fiom e Uilm chiederanno un intervento al Prefetto “per sensibilizzare il Ministero dello Sviluppo Economico in vista della programmata convocazione entro il mese di giugno, in maniera da prospettare con la dovuta attenzione e una possibile ed auspicata soluzione della vertenza”.
L’azienda annunciò il fermo produttivo dello stabilimento tarantino lo scorso 29 ottobre, a partire dal 18 novembre, giorno in cui terminavano i 12 mesi della stessa cassa integrazione ordinaria. La decisione di abbandonare definitivamente Taranto, arrivò invece lo scorso 14 gennaio durante un vertice al MiSE, durante il quale il gruppo annunciò di aver affidato ad un advisor, la società di consulenza Praxi, l’incarico di cercare imprenditori o aziende che possano rilevare l’azienda. Ma ancora lo scorso 20 maggio, nell’ultimo incontro romano, la Praxi parlava di due manifestazioni di interesse da parte di due aziende operanti nel settore del fotovoltaico.
Dunque, niente di concreto. Non solo. Perché quello stesso giorno l’azienda annunciò di voler spostare parte della linea produttiva dello stabilimento tarantino, in quel di Pozzolo Formigaro in provincia di Alessandria. Lo stesso stabilimento dove dovrebbero andare a lavorare decina di operai dello stabilimento Marcegaglia di Graffignana, anch’esso prossimo alla chiusura. Per questo, lo scorso 27 maggio, i lavoratori riunitisi in assemblea, annunciarono che avrebbero presidiato lo stabilimento, onde evitare che lo stesso venga smantellato da un giorno all’altro.
G. Leone (TarantoOggi, 05.06.2014)
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