Il docu-film fa il punto sull’escalation del Global Warming misurando la “febbre del pianeta” documentandone le cause, gli effetti e vagliando idee, studi, scoperte, soluzioni sostenibili al problema proposte da intellettuali e scienziati italiani e internazionali. Parte con un appello dell’astronauta italiano Umberto Guidoni “testimone oculare”, dallo spazio, dell’effetto serra che sta surriscaldando il pianeta. Un filmaker (Sergio Malatesta) si propone di scoprire quanto realmente, sulla Terra, sia grave la situazione. Realizza così un’indagine partendo dai poli, dove il ghiaccio si sta velocemente sciogliendo. Attivisti di Greenpeace, scienziati e opinionisti internazionali come Jeremy Rifkin confermano la gravità del problema.
Il fisico dell’ENEA Vincenzo Artale, consulente dell’Istituto Nobel, mostra le ultime proiezioni sul surriscaldamento del pianeta che evidenziano esiti allarmanti. In particolare nel Mediterraneo dove, già dal 2020, la temperatura al suolo potrebbe aumentare di 2 – 3 gradi: un incremento quasi esponenziale, dice lo scienziato, che comporterebbero un impatto molto importante su tutto l’ambiente. L’indagine prosegue con il geologo Mario Tozzi che verifica quanto la gente comune abbia poco sentore del problema, sebbene sia proprio la “società dei consumi” a essere responsabile delle emissioni dei gas serra. Nel complesso, lo scenario futuro è così allarmante che viene denunciato anche nel “Manifesto Territorio Zero”, un proclama di reazione al Global Warming sottoscritto da Rifkin, Connet, Petrini De Santoli, Consoli e da altri intellettuali.
In quanto alle soluzioni al problema praticabili, il film documenta come sia già possibile ricavare energia pulita dalla terra, dal vento, dall’acqua e dal sole. Esistono inoltre situazioni virtuose dove le normali attività umane causano solo limitate emissioni di gas serra: il “Bosco Verticale”, a esempio, una coppia di torri progettata dall’architetto Stefano Boeri che si slancia verso il cielo di Milano. Inoltre, all’interno di alcune fabbriche si lavora senza che le produzione causi emissioni di Co2. Sono anche già in circolazione automobili alimentate dall’idrogeno; in Norvegia è percorribile un’autostrada dove queste auto possono rifornirsi.
Sarebbe dunque possibile vivere, spostarsi, lavorare e produrre in un modo non molto differente da come facciamo oggi, limitando però l’inquinamento e le emissioni che stanno provocando il disastroso aumento della temperatura su tutto il pianeta. Inoltre, afferma Rifkin, la Green Economy potrebbe far ripartire l’economia! Così il futuro dei nostri figli è legato alla nascita di una “Green Generation”: una nuova generazione di persone che vogliano sul serio risparmiare all’atmosfera inutili e dannose emissioni di gas serra!
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