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Roghi di rifiuti e discariche di amianto, la denuncia di Plasticaqquà Taranto

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Plasticaqquà Taranto.

Siamo un gruppo di volontari che promuove e realizza giornate di raccolta rifiuti nei pressi di fiumi e tratti costieri di Taranto. Attivi da dicembre 2013, nel corso di poco più di una decina di interventi, abbiamo avuto modo di raccogliere in maniera differenziata diverse tonnellate di rifiuti sperando di aver contribuito a recuperare parte dell’orgoglio cittadino misurabile in classifiche nazionali che ci relegano agli ultimi posti per le cose positive, ed ai primi per quelle negative.

Riteniamo che il nostro lavoro volontario sia insufficiente nonostante diversi confronti con l’AMIU abbiano permesso dei proficui risultati a salvaguardia dei beni comuni, della nostra città e dei suoi abitanti. I nostri, come quelli di tanti altri esempi di cittadinanza attiva, sono solo dei piccolissimi passi, resi vani dalla mancanza dell’essenziale. Siamo convinti, infatti, che nel nostro territorio, alcuni fattori siano oggettivamente propedeutici al civismo dei nostri concittadini. In assenza del necessario, non è possibile pretendere miracoli di buon senso da parte degli abitanti.

A tal proposito ci preme segnalare la totale quanto inspiegabile assenza di cassonetti o cestini per la raccolta di rifiuti in due luoghi incantevoli che, in una città normale, sarebbero destinati ad essere luoghi naturalistici resi fruibili per famiglie e turisti: il fiume Galeso e la Circummarpiccolo. Sempre in questi luoghi, probabilmente anche per via dell’assenza di contenitori per il deposito dei rifiuti, gli stessi vengono incendiati e le tracce di quanto affermiamo sono ben visibili sui terreni e nelle foto allegate qui di seguito. L’incendio di materiali plastici produce sostanze altamente tossiche come le diossina, di cui Taranto, come ben sapete, non ha ulteriore bisogno. Sempre come ben sapete, con la L. n. 6/2014, di conversione del D.L. n. 136/2013 è stato introdotto, all’interno del D. Lgs. n. 152/2006, l’art. 256 bis, che punisce il reato delittuoso di combustione illecita di rifiuti per cui, salvo che non costituisca fatto più grave, chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata è punito con la reclusione da due a cinque anni”. Per i suddetti motivi, richiediamo per il fiume Galeso (sia sorgente che foce) e per la Circummarpiccolo, l’introduzione di cassonetti e cestini per rifiuti, magari non asportabili, da svuotare una volta al mese. Nulla di impossibile, ci auguriamo.

Infine ci preme segnalare l’ancora attualissima massiccia presenza di amianto in ogni angolo di Taranto. Questo materiale altamente tossico, bandito in Italia da 22 anni, è il responsabile di diverse patologie mortali che hanno un periodo di latenza anche di 40 anni. Ciò sta a significare che continueremo ad ammalarci e morire a causa dell’amianto fino a quando questo non sarà eliminato. Lo studio SENTIERI aggiornato al 2008 (realizzato con l’ISS e il Minsitero della Salute), ha dimostrato che a Taranto c’è una mortalità in eccesso rispetto alle altre province della Puglia pari al +419% per gli uomini ed al +211% per le donne. Ciò nonostante, ieri 29/05/14, abbiamo potuto constatare una delle tante situazioni desolanti quanto inaccettabili in un paese civile. In via Ancona, esattamente alle spalle della Concattedrale, accanto ai cassonetti dei rifiuti sono state abbandonate circa un mese or sono diverse tubature in amianto. Le stesse, giacciono lì come se niente fosse da settimane e, soggette a tutte le intemperie, hanno sprigionato e continuano a sprigionano nell’aria le fibre tossiche di cui sono composte causando grave pericolo per l’incolumità pubblica. Si spera vogliate prendere immediati provvedimenti a riguardo.

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