Ilva, Pugliese (Uil): “La sostituzione di Bondi? Farebbe il gioco di Federacciai”
“Anche le pietre sono a conoscenza delle difficoltà e della crisi di liquidità dell’Ilva. E che, in virtù di tale situazione, da tre mesi né le ditte dell’appalto né quelle dell’indotto, delle forniture e, conseguentemente, i lavoratori interessati, percepiscono le rispettive competenze e stipendi”. Aldo Pugliese, Segretario generale della UIL di Puglia, fa notare anche come “rispetto al ritardato aumento di capitale, lo stesso è dovuto al fatto che il commissario ha dovuto presentare il piano per il risanamento ambientale prima al Ministro per l’Ambiente del Governo Letta, Orlando, quindi, per l’approvazione, ha dovuto attendere l’insediamento dell’Esecutivo Renzi e la nomina del nuovo ministro Galletti. Anche queste sono questioni arcinote, com’è noto che se i tempi si sono allungati, compresi quelli per l’approvazione dell’Aia, la responsabilità è da imputare ai governi nazionali e agli enti locali”.
“Il risultato di questo iter infinito – continua Pugliese – è che solo la scorsa settimana il commissario è stato nelle condizioni di presentare il piano ambientale e industriale alla famiglia Riva. Quest’oggi, quindi, – spiega Pugliese – il rappresentante della proprietà Claudio Riva si è riservato di pronunciarsi sul finanziamento e, qualora la proprietà dovesse rifiutarsi, il commissario dovrà rivolgersi a investitori privati e, in ultimo, ricorrere ai fondi sequestrati dal tribunale di Milano”.
“Pertanto – si chiede il Segretario generale della UIL regionale – cui prodest cambiare commissario? Forse per fare il gioco della Federacciai guidata da Antonio Gozzi, che non ha mai fatto mistero di difendere gli interessi degli industriali, forse per ripetere l’operazione privatizzazione a quattro soldi, all’epoca già riuscita a Riva e magari portare gli attuali 12mila dipendenti a 6mila”.
“Il cambio del commissario – prosegue Pugliese – in un momento drammaticamente difficile come questo rappresenterebbe un gravissimo errore, in quanto si paralizzerebbe una gestione già di per sé in crisi, al punto che anche i lavoratori diretti dell’Ilva vedrebbero a rischio i propri stipendi. Gli interessi e le speculazioni di alcuni, in sostanza, rischiano di mandare tutto a gambe all’aria, a partire dal piano ambientale, che contiene tutti gli interventi che dal 1995 ad oggi la famiglia Riva non ha mai realizzato, a cominciare dalla copertura dei parchi minerali, che la proprietà si è sempre, ostinatamente, dichiarata impossibilitata a realizzare”.
“Se la proprietà dovesse negarsi a ricapitalizzare, la palla passerebbe al Governo, che dovrebbe reperire i finanziamenti per il risanamento industriale e ambientale. Pertanto, immaginare uno scenario di paralisi dell’Ilva equivarrebbe a un dramma enorme in un contesto già fortemente disastrato e ad elevata disoccupazione come Taranto. Tutti coloro i quali hanno a cuore l’occupazione di 17mila lavoratori, tra diretti e indiretti, l’attività, la produzione compatibile con la salute dei cittadini e la tutela ambientale, hanno il dovere di spendersi affinché un futuro di paralisi e immobilismo non si concretizzi. In particolare – conclude Pugliese – le forze politiche dovrebbero esimersi dall’entrare in speculazioni che non fanno certo gli interessi della nazione, della Puglia e di Taranto”.
Nota stampa