Molti lavoratori sono fermi addirittura dal novembre 2005: il 4 aprile 2006 presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali fu siglato l’accordo di CIGS per i lavoratori dipendenti dalle aziende che svolgono attività nel settore navalmeccanico in regime di appalto, all’interno dell’area della Marina Militare di Taranto. L’accordo riguardava circa 337 lavoratori operanti in aziende con meno di 15 dipendenti, in quanto già 72 avevano potuto usufruire della CIGS a sostegno di un piano di risanamento, sul totale dei 409 lavoratori interessati dalla grave crisi occupazionale derivante dal provvedimento di sequestro giudiziario, intervento sulle aree interessate allo svolgimento dell’attività lavorativa, per violazioni in materia di ambiente e sicurezza sui luoghi di lavoro. E già 8 anni fa si parlava di “consolidare l’obiettivo della piena occupazione, considerando l’appalto dell’Arsenale della Marina Militare di Taranto uno aspetto rilevante del nostro sistema industriale che non può assolutamente essere vanificato o disperso, a cui occorre ridare dignità e rilievo nazionale in termini di produttività e professionalità, attivando una profonda operazione di bonifica ambientale ed aziendale, nell’ambito di chiare scelte strategiche per l’Arsenale di Taranto che sia il Comando della Marina che il Governo Nazionale sono chiamate a compiere”.
E da Brindisi arrivano parole importanti per i lavoratori dell’Arsenale. “Il Governo non ha alcuna intenzione di chiudere l’Arsenale di Taranto” ha dichiarato il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ieri in visita nel capoluogo brindisino. “L’Arsenale di Taranto è strategico per il sistema Paese. Affermare che l’Arsenale di Taranto potrebbe essere chiuso è una menzogna grande quanto una casa”. Il ministro ha parlato anche di applicazione dello “storico” piano BRIN, e dell’importanza della manutenzione delle navi della Marina Militare. Ma a queste parole i sindacati hanno replicato molto durante, bollandole come “una favola da campagna elettorale da parte del ministro Pinotti”. I sindacati metalmeccanici ricordano che i fondi per l’Arsenale sono stati tagliati vertiginosamente, passando da 42 a soli 2 milioni di euro e che attualmente ci sono lavori solo su due navi della flotta della Marina Militare. “Vogliamo salvare il nostro territorio e i nostri lavoratori – concludono i sindacati -. Dalla politica vogliamo fatti e non proclami da campagna elettorale”.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 23.05.2014)
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