L’associazione temporanea di imprese su un lavoro a base d’asta di 61,758 milioni di euro, si aggiudicò l’appalto grazie ad un’offerta 46.834.839 milioni di euro, classificandosi prima nella graduatoria stilata dalla commissione tecnica dopo l’esame delle proposte pervenute. L’apertura del cantiere sarebbe dovuta avvenire l’1 febbraio scorso. Con le ditte aggiudicatarie dell’appalto, che avrebbero poi avuto a loro disposizione altri 45 giorni di tempo per presentare il progetto esecutivo. L’improcedibilità fu decisa dal Consiglio di Stato in quanto l’impresa ricorrente fece appello presentando solo il dispositivo col quale il Tar di Lecce, il mese scorso, rigettò il primo ricorso.
Ma come scrivemmo le scorse settimane, la partita non andava dichiarata conclusa. Ed infatti la sospensiva del Consiglio di Stato va esattamente in questa direzione. Del resto, questa decisione ripropone con forza un problema che abbiamo sollevato su queste colonne in tempi non sospetti. Perché due delle tre aziende che costituiscono il consorzio attualmente vincitore – Icotekne e Salvatore Matarrese – hanno seri problemi di liquidità, tanto da aver portato i libri contabili in tribunale. Lo scorso 10 febbraio, è stato il turno della Salvatore Matarrese spa, con la società di costruzioni che ha presentato domanda di “concordato con riserva”. Molto meno invece si sa dell’azienda napoletana Ikotekne spa, nata nel 2005 dalla cooperazione tra ICOP e COSTEKNE (Gruppo FIORE), per affrontare particolari e impegnative opere speciali in sotterraneo, nell’ambito dei lavori di costruzione della Metropolitana di Napoli. Azienda che secondo fonti ben informate, lo scorso gennaio avrebbe portato anch’essa i libri in tribunale, avviando la procedura di liquidazione coatta. Questo vuol dire che il consorzio attualmente vincitore dell’appalto per i lavori alla banchina, vincendo anche al Consiglio di Stato, cantierizzerebbe i lavori (basta semplicemente mettere in piedi il cantiere) ottenendo un anticipo del 30% per le spese e poi il nulla. Per cui i lavori verrebbero inevitabilmente bloccati sino a quando poi la vicenda non venga risolta e sbloccata dalla magistratura.
Inoltre, ricordiamo che il consorzio ricorrente, come riportato su queste colonne lo scorso 10 aprile, contesta la variante al progetto della banchina di consolidamento “a un palo”, mentre il progetto originario, quello cioè già pagato da Evergreen ed approvato dal Consiglio dei Lavori pubblici, era a due pali proprio per distinguere la banchina esistente da quella in costruendo: la variante presentata permette però di ridurre i costi e sarebbe quindi questo il motivo per cui Consorzio è riuscito ad aggiudicarsi i lavori. Il problema è che il TAR, smentendo il Consiglio dei Lavori pubblici, ha sentenziato che la variante ad un palo può essere accettata, sostenendo che “nelle gare pubbliche da aggiudicarsi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa (come appunto nel caso in esame), le varianti progettuali migliorative riguardanti le modalità esecutive dell’opera o del servizio sono senz’altro ammesse purché non si traducano in una diversa ideazione dell’oggetto del contratto”.
Infine, proprio ieri la Giunta regionale ha rilasciato alla ITALFERR spa, per il progetto denominato “Collegamento ferroviario del complesso del porto di Taranto con la Rete Nazionale – lotto 2 -Piastra logistica”, l’attestazione di compatibilità paesaggistica, con effetto di autorizzazione paesaggistica con prescrizioni.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 22.05.2014)
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