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Ilva, se l’UE arricchisce i colossi dell’acciaio…

TARANTO – Sono tre i produttori di acciaio che hanno avuto il più grande surplus di crediti liberi di carbonio nel mercato dell’UE nel corso del 2013: lo si legge in una relazione d’analisi pubblicata ieri da ‘Carbon Market Data’ (che compila dati disponibili per le installazioni nel Registro di carbonio nell’UE). Il primo è ArcelorMittal che ha realizzato un avanzo di 10 milioni di assegni UE (EUA), mentre Riva Group ha ottenuto un surplus di 8 milioni e Tata Steel un avanzo di 4,7 milioni, si legge nel rapporto redatto dagli analisti del settore che hanno analizzato i dati di mercato.

Il sistema di scambio delle emissioni (ETS) è uno strumento amministrativo dell’UE, utilizzato per controllare le emissioni di inquinanti e gas serra a livello internazionale attraverso la quotazione monetaria delle emissioni stesse ed il commercio delle quote di emissione tra stati diversi, per il rispetto di ciascuno di questi dei vincoli ambientali imposti dal protocollo di Kyoto. La direttiva 2003/87/CE, prevede che a partire dal 1º gennaio 2005 nessun impianto che ricada nel campo di applicazione della stessa (settore energia, industria siderurgica, dei prodotti minerali, ceramica e della carta e compagnie aeree), possa emettere gas a effetto serra, ossia possa continuare ad operare senza un’apposita autorizzazione. La prima fase prevedeva che entro il 28 febbraio 2005 a tutti gli impianti che ricadessero nel campo di applicazione della direttiva fossero rilasciate quote di emissione di CO2 per consentire loro di partecipare al mercato di scambio comunitario.

La direttiva 2003/87/CE, parte dal presupposto che lo scambio di diritti di emissione costituisce uno strumento efficiente delle politiche ambientali e attraverso lo scambio di quote di emissioni le riduzioni di emissioni avranno luogo su tutta la comunità. Ogni gestore che non restituisca un numero di quote di emissioni sufficienti a coprire le emissioni emesse durante l’anno precedente è obbligato a pagare un’ammenda per le emissioni in eccesso pari a 100 euro per tonnellata (in precedenza, nel triennio 2005-07, la somma era 40 euro per tonnellata). La direttiva 2003/87/CE come modificata dalla Direttiva 2009/29/CE, prevede anche per il periodo successivo al 2012, la possibilità di assegnare gratuitamente una certa quantità di quote di emissione di gas ad effetto serra (articolo 10 bis) sulla base di norme armonizzate a livello comunitario approvate con Decisione 2011/278/CE. Tanto è vero che a partire dal 1 gennaio 2013 è iniziato il terzo periodo di scambio delle quote di emissioni di gas ad effetto serra sino al 2020.

La politica del blocco finalizzato a ridurre le emissioni di gas e delle forze che trattengono il calore di oltre 13.000 centrali elettriche, fabbriche e compagnie aeree, consiste dunque nel cedere un permesso per ogni tonnellata di biossido di carbonio (CO2) emessa. Il problema che solleva lo studio in questione, non certo di oggi, è che l’industria pesante, come impianti siderurgici e cementieri, ricevono un numero di permessi di carbonio gratis ogni anno per ridurre i costi del rispetto del regime e per aiutarli a competere sui mercati globali, superiori a quanto realmente emettono poi in atmosfera.

Il rapporto afferma infatti che ArcelorMittal ha ricevuto 61 milioni di EUA gratuiti a coprire le proprie emissioni nel 2013, ma ha emesso 51 milioni di tonnellate di CO2. Il gruppo Riva ha ricevuto 16 milioni di EUA, ma ha emesso solo 8 milioni di tonnellate di CO2, mentre Tata Steel ha ricevuto 25,4 milioni di EUA contro 20,7 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. Sulla base dei prezzi medi di chiusura dei EUA anno 2013, se le società hanno venduto tutte le loro quote eccedenti, il sistema UE ha fruttato ad ArcelorMittal circa 45 milioni di euro (62 milioni dollari), a Riva Group 36.000.000 € e a Tata Steel circa 21 milioni di euro. ArcelorMittal si è difesa dichiarando che le stime del surplus EUA del settore sono sbagliate, perché le previsioni non tengono conto del fatto che le acciaierie hanno da destinare la maggior parte delle loro quote gratuite “per coprire le emissioni di gas di scarico delle centrali elettriche in cattività”. Tata Steel e il gruppo Riva hanno invece preferito non commentare. Del resto, in un modo o in un altro, ci hanno comunque guadagnato.

 Gianmario Leone (TarantoOggi, 20.05.2014)

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