Ilva, stipendi sicuri. Per ora
TARANTO – Il commissario dell’Ilva, Enrico Bondi, incontrerà giovedi sera a Roma i sindacati metalmeccanici per un confronto sul piano industriale dell’azienda. Registrato dalla Corte dei Conti il Dpcm sul piano ambientale, pubblicato lo stesso sulla “Gazzetta Ufficiale”, già sostanzialmente pronto il piano industriale tant’é che Bondi ne ha già parlato due volte col Governo (il 29 aprile e il 7 maggio scorsi), il commissario dell’Ilva si accinge adesso ad incontrare la famiglia Riva, proprietaria dell’azienda, e i sindacati. Quello con la famiglia Riva, che dovrà pronunciarsi in merito all’aumento di capitale che il commissario chiederà loro sulla base del piano industriale, dovrebbe avvenire anch’esso la prossima settimana stando a quanto annunciato ieri a Taranto dal sub commissario dell’azienda, Edo Ronchi. Sempre nella prossima settimana potrebbe esserci un nuovo confronto tra commissari e Governo, mentre lunedì prossimo è in programma un incontro per lo stabilimento di Genova, dove l’Ilva ha messo sul mercato le aree dell’impianto non più utilizzate ed espresso la volontà di rilanciare la banda stagnata con un nuovo investimento.
Intanto, continuano a circolare svariate ipotesi per salvare il siderurgico tarantino. Un finanziamento ponte di alcune centinaia di milioni assicurato dalle banche e dalla Cassa Depositi e Prestiti. Ma anche il possibile anticipo dell’utilizzo di parte dei soldi che, mesi addietro, la Procura di Milano ha sequestrato ai Riva per reati fiscali e valutari. Gli stipendi di aprile, che a Taranto saranno corrisposti lunedì, non sono in pericolo come sembrava sino a qualche giorno fa. Ieri, infatti, il sub commissario Edo Ronchi ha escluso rischi per l’immediato e anche i sindacati affermano che per questo mese c’é garanzia di stipendi. Tuttavia, ciò non significa che la situazione finanziaria dell’Ilva è migliorata perché soldi in cassa non ce ne sono. Sul versante dei pagamenti delle imprese appaltatrici continuano ad esserci molti ritardi, i dipendenti di queste realtà sono in credito di diverse retribuzioni, e proprio perché si è ritrovata senza soldi che l’Ilva ha dovuto anche trattare con l’Inps sul versamento “dilazionato” degli oneri previdenziali e contributivi sui quali si sconta un ritardo. Di qui la necessità di accelerare il finanziamento ponte, in attesa dell’aumento di capitale, in modo che l’azienda possa superare le difficoltà. La possibilità di anticipare l’utilizzo dei soldi sequestrati ai Riva – per Ronchi sarebbero accertati 800 milioni su 1,7 miliardi -, cambiando anche il percorso della legge visto che questa dice che le risorse sequestrate vanno usate solo come terza ipotesi dopo la partecipazione dei Riva e il ricorso ad investitori terzi, nasce dal fatto che le banche si stanno mostrando riluttanti nell’accordare all’Ilva ciò che è stato chiesto.
dal TarantoOggi del 10 maggio 2014