Ilva, ecco il Piano ambientale – Termine ultimo per prescrizioni più importanti: agosto 2016
TARANTO – Le “novità” maggiori sono essenzialmente due: entro i prossimi 6 mesi l’Ilva dovrà presentare un programma di riuso e ricircolo di acque dolci, definendone potenzialità, obiettivi, tempistiche e modalità di intervento. Ed entro i prossimi 12 dovrà presentare uno studio per verificare l’impatto che il prelievo delle acque dal Mar Piccolo determina sull’ecosistema marino e l’opportunità o meno che tale prelievo venga effettuato fuori rada. Di tempo comunque ce n’é.
E’ stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale il “Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria relativo all’Ilva” e riferito al decreto legge del 4 giugno 2013, numero 61, poi convertito – con modificazioni – dalla legge n.89 del 3 agosto successivo. La “Proposta di piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria” redatta dal comitato dei tre esperti nominato dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando lo scorso 14 luglio, vide invece la luce lo scorso 11 ottobre. Come assolutamente prevedibile, gli interventi dovranno essere tutti conclusi entro 28 mesi dall’entrata in vigore del decreto che approva il piano: ovvero agosto del 2016, data di scadenza del periodo di commissariamento dell’Ilva.
Ed ora veniamo alla tempistica delle prescrizioni più importanti. Entro il prossimo mese bisognerà presentare il progetto definitivo della copertura dei parchi primari al fine di ottenere le autorizzazioni necessarie: la proposta degli esperti invece, prevedeva la presentazione del progetto è prevista entro novembre 2013, con i lavori da avviare entro febbraio 2014 e da concludersi entro febbraio 2015. Ora il termine è stato spostato all’agosto 2016. Stesso discorso, per quanto riguarda il termine ultimo dei lavori, per i parchi minori.
Per il montaggio degli scaricatori al porto, provviste di benne ecologiche gestite in automatico, il primo intervento è previsto entro i prossimi 5 mesi (la proposta degli esperti aveva previsto aprile 2014), l’ultimo, invece, ad ottobre 2015 anziché a luglio. Per quanto concerne i nastri trasportatori, la progressione dei lavori di copertura sarà la seguente: 35% entro 1 mese; 55% entro 10 mesi; 75% entro 19 mesi; 100% entro 28 mesi. La proposta degli esperti invece, prevedeva la seguente tempistica: 35% marzo 2014, 55% aprile 2014, 75% settembre 2015, 100% giugno 2016.
Per quanto concerne l’1, fermato a dicembre 2012, nella proposta degli esperti, la ripartenza era stata prevista ad agosto 2014: ora invece, nel piano ambientale approvato si legge che “il riavvio dell’impianto dovrà essere valutato dall’Autorità competente sulla base di apposita richiesta di ILVA S.p.A. nell’ambito della verifica sull’adempimento delle prescrizioni”. Il che potrebbe anche significare che l’impianto non ripartirà, visto che nell’ultima relazione dell’azienda in merito allo stato di attuazione dei lavori previsti dall’AIA, la stessa scriveva che “l’impianto AFO/1 non verrà riattivato fino a quando non saranno ultimati gli interventi di adeguamento”. Altri 4 mesi di tempo ci sono invece per completare i lavori sull’AFO 2, fermato l’estate scorsa per “crisi di mercato” e poi riavviato dall’Ilva all’inizio del novembre scorso, senza però aver ultimato tutti i lavori previsti.
La fermata dell’AFO/5, il più grande d’Europa che da solo garantisce il 40-45% della produzione di ghisa dell’Ilva, dovrà avvenire entro 6 mesi: gli esperti avevano programmato un calendario che prevedeva la fermata entro l’1 settembre 2014, la condensazione dei vapori loppa entro il 31 luglio 2015, la depolverazione campo di colata entro la stessa data. Ora, invece, il riavvio dell’impianto dovrà essere autorizzato soltanto una volta ultimati i lavori e la verifica della loro efficacia.
Per quanto riguarda le batterie 3-4, 5-6, 9-10, i lavori dovranno essere ultimati sempre nell’agosto del 2016 e come nel caso di AFO 1, ripartiranno soltanto dopo la verifica dei lavori svolti. Per la chiusura degli edifici che contengono materiali pulverulenti, la proposta dei tre esperti prevedeva questa tempistica: 5 entro il 28 febbraio 2014, 5 entro agosto 2014, 9 entro 28 febbraio 2015. Oggi così riformulata: 5 edifici entro 2 mesi; 5 edifici entro 8 mesi; 9 edifici entro 15 mesi. Tempi lunghi anche per l’applicazione di altre importanti prescrizioni. Per quanto concerne la riduzione delle emissioni fuggitive dagli impianti di trattamento dei gas di cokeria, gli interventi andranno conclusi entro i prossimi 10 mesi. Per la riduzione delle emissioni diffuse nel trasferimento del coke dal punto di sfornamento al punto di spegnimento, nonché dalla torre di spegnimento al punto di scarico per le batterie 7-8-9-10-11-12, entro 8 mesi andrà presentato il progetto definitivo degli interventi previsti per il primo step relativo alle batterie 7-8.
Il rispetto post-adeguamento del limite per le polveri di 8 mg/Nm3 che dovrà essere garantito mediante l’installazione di filtri a maniche per ciascun gruppo termico, questa la tempistica: batterie 9-10 entro 13 mesi; batterie 7-8 entro 17 mesi; batteria 12 entro 19 mesi. Il rispetto del limite per le polveri di 25 g/t coke che dovrà essere garantito mediante adeguamento del sistema di spegnimento, questa la tempistica: per la doccia 4 (batterie 7-8) e la doccia 7 (batteria 12) i lavori saranno conclusi entro 27 mesi. Il progetto per il raggiungimento del limite di 20 mg/Nm3 dovrà invece essere elaborato entro il 3 agosto 2016. L’intervento per l’installazione di nuovi filtri a tessuto dovrà essere completato entro 6 mesi.
Previste norme per la gestione delle acque meteoriche, e dunque per la raccolta separata delle acque di prima pioggia delle coperture, oppure opere di impermeabilizzaizone delle superfici e la raccolta di acqua piovana e di bagnatura-raffreddamento e trattamento in idoneo impianto di depurazione. Misure anche in fatto di gestione energetica e nell’aggiornamento del piano di emergenza interno riferiti a rischi di incidente classificato come rilevante. Presenti come nel piano di proposta dei tre esperti, attività formative, di monitoraggio e controllo sulle lavorazioni e degli eventi incidentali; oltre che delle lavorazioni e delle attività svolte dalle imprese appaltatrici; e prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro. A occhio e croce, l’impressione è che questo piano ambientale rimarrà tale soltanto sulla carta.
G. Leone (TarantoOggi. 09.05.2014)