La riunione pare sia servita per una prima analisi della proposta del Piano industriale per il risanamento dell’azienda presentata dal commissario, alla quale seguiranno, a partire dalla prossima settimana, ulteriori approfondimenti tecnici, come rileva una stringata nota emessa da Palazzo Chigi. Edo Ronchi, uscendo dal palazzo, si è limitato a dire di essere “ottimista”, mentre Bondi non ha rilasciato dichiarazioni com’è del resto nel suo stile. “La buona notizia è che c’é un piano industriale”, ha invece dichiarato Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente.
Peccato che lo stesso esiste da mesi, come riportammo su queste colonne lo scorso 16 gennaio. Quel giorno a Roma, insieme ad Enrico Bondi ed al ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, presero parte al vertice “informale” (il secondo dopo quello dell’8 gennaio) l’amministratore delegato di UniCredit, Federico Ghizzoni, il direttore generale del gruppo Intesa Sanpaolo e amministratore delegato di Banca Imi, Gaetano Micciché e Pier Francesco Saviotti, ad di Banco Popolare, affiancati rispettivamente da Andrea Giovannelli (capo dei ristrutturati), Teresio Testa (responsabile large corporate), Carlo Bianchi (chief lending officer). Mercoledì, a fare gli onori di casa, Matteo Manfredi, ad di Leonardo & Co, che nel vertice di Roma era affiancato dall’avvocato Giuseppe Lombardi (studio Lombardi Molinari Segni). In quell’occasione, la Leonardo & Co (l’advisor scelto da Bondi nel settembre dello scorso anno) espose la bozza ufficiale del piano industriale realizzato dalla società di consulenza McKinsey & Company: la stessa prevede per due anni un bilancio ancora in rosso per l’Ilva. Nel 2013 la perdita sarebbe di oltre 500 milioni di euro (con ricavi inferiori a quelli realizzati nel 2012 che hanno sfiorato i 4 miliardi di euro anche se il bilancio ancora non si vede), mentre nel 2014 si prevede una perdita di 200 milioni di euro con ricavi in aumento che sfioreranno i 5 miliardi di euro. Il ritorno al segno “+” nel bilancio Ilva, arriverebbe così nel 2015 con ricavi per oltre 5 miliardi di euro, previsione che si protrarrebbe addirittura per i cinque anni successivi.
Ma è chiaro che un piano industriale del genere, si basi su un’Ilva completamente diversa rispetto a quella che abbiamo conosciuto sino ad oggi. La famosa azienda a “flusso teso” di cui Bondi parlò nel settembre anno. Ovvero un’azienda che produca soltanto in base agli ordini che riceve. Decisamente inferiore rispetto ai volumi produttivi attuali, sia negli impianti attivi oltre che nelle unità lavorative da impiegare: del resto, la scelta di Bondi di far rientrare oltre 10mila lavoratori su 11mila nell’applicazione dei contratti di solidarietà, estesi ad aree sino ad oggi “immacolate” (come l’area ghisa, acciaieria e quindi altiforni, parchi e agglomerato), va esattamente in queste direzione.
Ciò detto, il nodo da sciogliere resta sempre lo stesso: quello del reperimento delle risorse finanziare per attuare il piano industriale e quello ambientale. Per il primo, secondo quanto previsto dalla legge n.6 dello scorso febbraio, Bondi ha tempo sino al 31 dicembre 2014. Una volta che il piano ambientale sarà pubblicato sulla gazzetta ufficiale, il commissario avrà 30 giorni di tempo per presentare il piano industriale. Ma queste sono scadenze che hanno un valore molto relativo. Perché senza risorse, il destino dell’Ilva è segnato da tempo. Anche se per noi lo è oramai già da diversi anni.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 08.05.2014)
Questa truffa sta dilagando in tutta Italia, e questa volta la storia si ripete nel…
Risparmiare sulla bolletta dell’energia elettrica non è mai stato così semplice: bastano solo sei mosse…
Ansia e stress sono nemici prediletti del corpo; ne soffriamo tutti in maniera differente, ma…
Il tostapane è uno di quegli elettrodomestici che, senza ombra di dubbio, ci mette più…
Dato che il Natale si avvicina sempre di più, è il momento di rimboccarsi le…
Le polpettine alla Nutella sono il dessert più buono che potrai mangiare in questo periodo…