In base al disposto delle leggi sull’Ilva, la numero 89 del 2013 sul commissariamento e la numero 6 del 2014 sull’aumento di capitale, la gestione commissariale è tenuta a presentare il piano industriale, che si conforma a quello ambientale, entro 30 giorni. Ma dato che il piano industriale è sostanzialmente pronto e il commissario Enrico Bondi lo ha già illustrato, a grandi linee, sia al Governo che alle banche, la scadenza dei 30 giorni potrebbe essere anticipata. Quest’accelerazione si spiega con l’esigenza di mettere in cantiere, nel più breve tempo possibile, la manovra dell’aumento di capitale che dovrà dare all’azienda i mezzi finanziari necessari per affrontare sia i lavori di risanamento ambientale prescritti dall’Aia, sia gli investimenti e l’innovazione tecnologica. Su un impegno complessivo di circa 4,3 miliardi di euro sino al 2020, di cui 1,8 miliardi riferiti solo all’Aia, alla base del piano industriale, il 40% dovrà, infatti, essere assicurato dall’aumento di capitale che, in base alle leggi, sarà anzitutto proposto dal commissario alla proprietà dell’Ilva, la famiglia Riva.
“C’e’ da capire – aggiunge Ronchi – cosa accade ora nella famiglia Riva dopo la scomparsa di Emilio, ovvero chi sarà il nostro interlocutore e quali risposte ci darà in merito all’aumento di capitale. Noi con loro ci confronteremo e presenteremo il piano industriale”. Intanto oggi alle 14, a Taranto, ci sarà un incontro tra Ilva e sindacati metalmeccanici finalizzato ad aprire la mobilità volontaria per tutti quei dipendenti che desiderassero lasciare anzitempo lo stabilimento siderurgico. E’ un meccanismo già attuato in passato, l’ultima mobilità volontaria si è chiusa la scorsa estate, e, riaprendolo, adesso l’Ilva punta a far uscire anzitempo dal lavoro circa 200 dipendenti. A quelli che accettano l’esodo agevolato e anticipato, l’Ilva, in aggiunta all’assegno di mobilità, corrisponde un bonus che la volta precedente è stato di 450 euro mensili per tutta la durata della mobilità. In questa tornata i sindacati vorrebbero spuntare qualcosa di più. Resta infine aperto il nodo stipendi. “Qualora dovessero esserci problemi nella corresponsione – dichiara Vincenzo Castronuovo della Fim Cisl di Taranto – è evidente che l’azienda ce lo comunicherà solo il giorno prima. Ma per noi c’è comunque una scadenza più ravvicinata ed è quella dei siti Ilva della Liguria. In questa regione, infatti, per vecchi accordi, gli stipendi vengono versati il 10 di ogni mese mentre a Taranto il 12. Terremo d’occhio quindi la situazione degli stipendi di Genova e da lì capiremo. Se saranno erogati puntualmente in Liguria – conclude Castronuovo – non vedo perchè questo non debba accadere anche per l’Ilva di Taranto”. (Agi)
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