Appena ci sarà il nulla osta sarà lanciato il bando di gara, “che e’ sostanzialmente pronto” osserva Sergio Prete, presidente dell’Autorità portuale. Il lavoro dei dragaggi vale circa 80 milioni di euro. In questo modo i fondali antistanti la banchina avranno una profondità di 16,50 metri. Domani invece ci sarà al Consiglio di Stato l’udienza in cui si discuterà del nuovo ricorso presentato dal Consorzio stabile Grandi Lavori contro l’aggiudicazione dell’appalto relativo all’ammodernamento della banchina del terminal container (importo 64 milioni) del porto di Taranto. L’appalto è stato affidato dall’Autorità portuale a novembre al raggruppamento costituito da Cantieri costruzioni cemento, Salvatore Matarrese e Icotekne, classificatosi primo nella graduatoria stilata dalla commissione tecnica dopo l’esame delle proposte pervenute. A gennaio, mentre l’Authority si preparava a consegnare il cantiere, Grandi Lavori ha però fatto ricorso al Tar di Lecce ed ottenuto la sospensiva. Tutto fermo, quindi, con udienza fissata a marzo.
Alla data prevista non c’è stata udienza per uno sciopero degli avvocati e così tutto è slittato all’udienza del 2 aprile nella quale il Tar di Lecce si è espresso rigettando il ricorso di Grandi Lavori. Il dispositivo è arrivato il 3 aprile mentre le motivazioni della sentenza sono state depositate il 16. A Grandi Lavori che aveva contestato al raggruppamento vincitore una variante d’opera, il Tar ha risposto dicendo tra l’altro che “nelle gare pubbliche da aggiudicarsi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa (come appunto nel caso in esame), le varianti progettuali migliorative riguardanti le modalita’ esecutive dell’opera o del servizio sono senz’altro ammesse purchè non si traducano in una diversa ideazione dell’oggetto del contratto”. Una “sorpresa” è arrivata il 7 aprile, quindi prima che uscissero le motivazioni del Tar. Tutto di nuovo bloccato perchè il Consiglio di Stato ha appunto accolto il nuovo ricorso di Grandi Lavori e concesso un’altra sospensiva rinviando il merito all’udienza del 6 maggio. “Che non è affatto detto sia quella conclusiva” commenta peraltro Sergio Prete, presidente dell’Authority. “Il 30 aprile, nella riunione svoltasi a Roma al Dipartimento per lo sviluppo delle economie territoriali di Palazzo Chigi, abbiamo preso atto che i cantieri del terminal container non sono ancora partiti – aggiunge Prete – e ci siamo quindi aggiornati alla nuova riunione di fine giugno quando speriamo di poter registrare una situazione completamente diversa”. “La reazione di Evergreen? Chiaramente – rileva Prete – sono infastiditi per i ritardi che si stanno accumulando e sperano che comunque alla fine si rispetti la scadenza di fine 2015 per la conclusione di tutto il pacchetto lavori concordato. Tuttavia – afferma ancora il presidente dell’Authority – questo e’ anche un periodo in cui nella portualità mondiale sono in corso una serie di grandi manovre. Per esempio, alcune importanti compagnie come Msc, Cma Cgm e Maersk si sono alleate mentre Evergreen è entrata a far parte dell’alleanza che riguarda i vettori cinesi tra cui Cosco e China Shipping. Rispetto a loro, Evergreen aveva sempre collaborato mentre adesso c’è una maggiore sinergia. I cinesi si sono lanciati sul porto del Pireo dopo che il Governo della Grecia ha annunciato di volerlo privatizzare mettendo sul mercato il 67% delle quote. In queste grandi manovre io penso che Taranto possa avere un ruolo. Escluderei infatti – conclude Prete – che tutto il blocco cinese si concentri solo sul porto del Pireo”. (Agi)
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