Ilva, Usb impugnerà sentenza contro lavoratore licenziato

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ILVA: IN FABBRICA S'INCONTRANO FERRANTE-SINDACATITARANTO – L’Usb (Unione sindacale di base) ha dato mandato ai propri legali di impugnare la sentenza del giudice del lavoro di Taranto Sebastiano Gentile, che nei giorni scorsi ha condannato l’Ilva a pagare 18 mensilità a Marco Zanframundo, il lavoratore e dirigente dell’Unione sindacale di base (Usb) licenziato il 3 settembre scorso per violazioni in materia di sicurezza, ma non ha accolto la richiesta di reintegro dell’operaio, che lavorava nel reparto Mof (Movimento ferroviario), lo stesso in cui il 30 ottobre scorso morì il 29enne Claudio Marsella. ”Con questo licenziamento – sottolinea in una nota il coordinatore provinciale dell’Usb Francesco Rizzo – l’Ilva vorrebbe determinare un precedente pericoloso, molto pericoloso per il messaggio che intende lanciare: all’Ilva di Taranto se reclami sicurezza, come Marco, eserciti un tuo diritto ma rischi di perdere il lavoro per effetto della legge Fornero, se stai zitto rischi la vita”. Eppure, nella sentenza del giudice del lavoro viene rilevato nello stabilimento siderurgico ”uno scollamento tra le pratiche operative di sicurezza e la realta”’ e che, aggiunge il sindacato di base, Zanframundo ”non ha nè colpa nè dolo. Il giudice in sostanza dà ragione a USB quando sostiene che al reparto Mof non si rispettano le ‘Pratiche Operative sulla Sicurezza’, ma non ritiene che il licenziamento sia un atto ritorsivo”. Qualche mese fa, ricorda Rizzo, ”l’ex ministro Edo Ronchi, ora vice Commissario dell’Ilva, ha dichiarato ad alcuni consiglieri comunali in visita all’Ilva che se il licenziamento di Zanframundo fosse stato dichiarato illegittimo Ilva l’avrebbe reintegrato. Noi non ci illudiamo perchè all’Ilva di Taranto la coerenza è come il Piano industriale: un miraggio”. (Ansa)

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