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Discarica Vergine, AttivaLizzano punta l’indice contro la latitanza degli Amministratori

Dall’11 febbraio scorso è stata sequestrata la discarica Vergine, su richiesta del Pubblico Ministero Lanfranco Marazia, ordinata dalla dott.ssa Valeria Ingenito GIP del Tribunale di Taranto. In seguito, ritenendo “gravi gli indizi” che collegano alla discarica i cattivi odori che da anni “ammorbano” la comunità Lizzanese, il Tribunale del Riesame di Taranto ha respinto l’istanza presentata dalla difesa della Proprietà.

Nulla strano visto che la III Sez. Penale della Cassazione (sentenza n. 21138 del 16 maggio 2013) aveva già statuito che persino nel caso “di emissioni  autorizzate, ma che non siano conseguenza naturale dell’attività, in quanto imputabili a deficienze dell’impianto o a negligenze del gestore, ai fini della configurabilità del reato è sufficiente la semplice idoneità a recare molestia alle persone”.

Premesso questo, bisogna considerare che nell’ordinanza di sequestro il GIP ha riconosciuto che:

  • l’impianto non è conforme all’autorizzazione ricevuta in sede regionale, poiché difetta di quella piattaforma d’inertizzazione dei fanghi la cui assenza riveste una sicura influenza sull’impatto ambientale della discarica”;
  • la discarica come si presenta oggi non è conforme a quanto approvato in fase autorizzativa con determina dirigenziale nr. 348/2008 della Regione Puglia e la non conformità riguarda la mancanza della linea 1 che, relativamente al trattamento fanghi, influisce direttamente, durante la fase di riempimento della vasca, sulla formazione degli odori”;
  • la discarica, così come previsto dal progetto esecutivo,  con il quale è stata ottenuta l’autorizzazione integrata ambientale, doveva, infatti, essere dotata di un impianto di trattamento di inertizzazione dei fanghi, sia pompabili che palabili, mediante cemento e calce più polvere di silice, finalizzato a stabilizzare e solidificare il fango, rendendolo così idoneo allo stoccaggio finale in discarica, con sostanziale inibizione dei fenomeni di fermentazione nel corpo della discarica, responsabili dello sviluppo dei gas odorigeni”.

In estrema sintesi, non sono state rispettate le regole stabilite dalle Autorità locali, ed in particolare della Regione Puglia, che sono alla base dell’autorizzazione ad operare concessa alla Società Vergine. Non solo, ma la Proprietà è stata inadempiente in maniera così grave che è stato necessario il sequestro preventivo dell’intera discarica ordinato dal Giudice Penale.

Davanti ad una così clamorosa violazione di norme, in buona sostanza “responsabili dello sviluppo dei gas odorigeni” – per non parlare dei potenziali rischi per la salute – l’associazione AttivaLizzano chiede di conoscere quali provvedimenti in autotutela hanno adottato le Autorità locali, a cominciare dalla Regione Puglia.

Si potrebbe persino ipotizzare una revoca dell’autorizzazione data a suo tempo alla società Vergine, ex art. 21-quinquies legge 241/90, per “sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto o di nuova valutazione dell’interesse pubblico originario”, ma malgrado il diritto amministrativo e la giurisprudenza abbondano di soluzioni per affrontare e risolvere l’abominevole problema “puzza” a Lizzano, le Autorità preposte latitano, benché, ahinoi, dovrebbero avere a cuore il benessere e la salute dei cittadini che si pregiano di rappresentare.

NOTA STAMPA DI ATTIVALIZZANO

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