Un territorio distrutto da un polo industriale altamente inquinante costruito a pochi passi dai centri abitati. Oggi ci sono malattie e morte per le persone, così come per gli animali, e terreni inutilizzabili contaminati dalla diossina e da altre sostanze dannose presenti nell’aria, sul suolo e nell’acqua.
Un lungo serpentone di persone ha sfidato il maltempo e si è messo in cammino per arrivare sotto il palco allestito sulla strada provinciale 48, nei pressi dell’ingresso dell’Italcave, a pochi passi dai camini dell’Ilva. Con gli interventi dal palco della conduttrice e giornalista Rai Alda D’Eusanio, con la testimonianza di una bambina che ha letto una lettera sulla realtà ionica vista con i suoi occhi e con le testimonianze di esponenti di associazioni ambientaliste di tutta Italia si è conclusa la due giorni dedicata all’ambiente dal titolo “Se puoi sognarlo puoi farlo” organizzata dalla testata giornalistica online “Cosmopolis”.
Manifestare per i più piccoli, le nuove generazioni che vivranno la città ed il territorio ionico: è anche per questo motivo che Aurelio Rebuzzi, papà di Alessandro morto per una malattia polmonare all’età di 16 anni, è sceso in strada questa mattina. «Lui ha pagato con la vita questo inquinamento – ha detto il padre – che continua ancora a fare vittime. L’altro ieri è scomparso un altro suo amichetto. Loro sono considerati guerrieri buoni perchè hanno lottato per l’ambiente. Io sono qui per lui e per tanti bambini, sono un papà orfano. Questo deve essere un segnale per dire che la vita è preziosa».
Luigi Romandini, ex dirigente del settore Ecologia della Provincia noto per non aver firmato autorizzazioni in favore dell’Ilva nonostante le pressioni, ha sottolineato che “questa manifestazione, con il convegno di ieri, è un segno del risveglio di Taranto che deve ritornare ad essere la terra baciata da Dio. La città ha delle ricchezze contenute in scrigni pieni di bellezze paesaggistiche, culturali, archeologiche e bontà gastronomiche. Queste, insieme a nuovi tipi di attività sofisticate possono far rifiorire Taranto e quindi far dimenticare una pagina in cui il lavoro non è stato al servizio dell’uomo ma si è servito di lui».
Luca Caretta
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