“Un’altra Taranto è possibile”, esperti a confronto – Cronaca del convegno tenuto a Statte

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SAMSUNGTARANTO“Rispettiamo e salvaguardiamo l’ambiente come noi stessi”. Lo hanno scritto sugli striscioni gli studenti presenti questa mattina al convegno “Un’altra Taranto è possibile”. L’evento, organizzato dalla testata giornalistica on line CosmoPolis, si è tenuto nell’aula magna della scuola media “Leonardo Da Vinci” di Statte. La manifestazione fa parte di una due giorni dedicata all’ambiente dal titolo “Se puoi sognarlo puoi farlo” che si concluderà domattina con la marcia per la salute e l’ambiente.

Relatori della giornata di studi docenti universitari e medici che hanno analizzato la situazione ambientale ionica e compiuto un excursus storico per puntellare le tappe di un percorso partito da lontano. Cambiare le sorti di una città è possibile per tutelare chi vive e vivrà su questo lembo di terra bagnato dai due mari. E’ il pensiero dell’arcivescovo monsignor Filippo Santoro e della dottoressa Annamaria Moschetti. «Condivido l’istanza di fondo – ha detto l’arcivescovo  – cioè la priorità della vita su tutti gli altri diritti. Io non ho una soluzione tecnica da proporre ma un criterio da offrire: la difesa della vita, della persona umana e del bene comune in tutte le sue dimensioni. L’auspicio è di continuare insieme il cammino alla ricerca di un futuro in cui nessuno di noi debba pensare che la vita di un compagno di lavoro che si ammala sia servita a pagare il mutuo della casa. Questo non è giusto».

Anche la dottoressa Moschetti ha affermato che “solo da una riflessione morale della nostra comunità può discendere una giusta politica, non è una questione di tecniche di produzione”. La specialista ha citato il rapporto “Valutazione del danno sanitario” stilato da Arpa Puglia in cui si confrontano gli scenari emissivi pre Aia (anno 2010) e post Aia (anno 2016): “Per quanto riguarda il benzoapirene e il naftalene ci sarà una riduzione ma la città rimarrebbe interessata  (l’area della mappa mostrata in pubblico in cui ricadono maggiormente le sostanze inquinanti, ndr). Il benzene, che provoca le leucemie, addirittura aumenterà così come i policlorobifenili. Non si apprezzano sostanziali differenze (tra il 2010 e il 2016 ndr.) nemmeno analizzando il piombo».

Malattie e morte hanno devastato questa terra ma un input per la svolta può arrivare da Genova dove dieci anni fa l’Ilva ha chiuso l’area a caldo. Il professor Federico Valerio ha fornito un primo commento sul piano ambientale Ilva: «Ho letto una relazione – ha detto  – e l’impressione avuta di questo documento è che abbia trascurato l’importanza di identificare la fonte prevalente di inquinamento a Taranto. Senza questo tipo di conferma si rischia di disperdere gli interventi. Inoltre in questo documento non abbiamo trovato nessun riferimento alle emissioni di diossine dell’agglomerato. Il vostro problema dal punto di vista ambientale e sanitario sono le cokerie. Togliendo nella fase di generazione dell’acciaio la produzione di carbon coke potrebbe migliorare notevolmente la qualità dell’aria».

La dottoressa Barbara Amurri, ematologa, ha descritto un quadro non positivo in merito alle leucemie: «Non ci possiamo sbilanciare sui dati perchè sono grezzi. Il lavoro è enormemente aumentato, l’affluenza è cresciuta nei nostri ambulatori. Riscontriamo la presenza di alterazioni citogenetiche nella diagnosi delle leucemie acute e ciò rende le malattie più resistenti alle terapie e queste alterazioni hanno un legame con le sostanze inquinanti». Per Sante Minerba, responsabile dell’ufficio Statistica della Asl ionica  “oggi i due punti fermi sono il registro tumori e le mappe epidemiologiche. Il quadro è ben delineato ma naturalmente deve continuare il monitoraggio delle conseguenze del danno ambientale sulla salute».

Luca Caretta per InchiostroVerde

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