Il progetto, come abbiamo avuto modo di scrivere in questi anni, ricade sul territorio del Comune di Taranto perché all’interno del sito produttivo della Raffineria, e consiste in una modifica delle modalità operative di gestione delle terre e rocce da scavo previste nell’ambito degli interventi di adeguamento del sito (già autorizzati con il Decreto di VIA del 27 ottobre 2010) che non ricade all’interno di aree protette.
Data la natura della modifica, prevista nell’ambito di interventi per i quali il Comitato Tecnico Regionale della Puglia ha approvato il Rapporto Preliminare di Sicurezza, rilasciando il nulla osta di fattibilità, il progetto non è in questa fase soggetto ad ulteriori procedure “per il controllo dei pericoli di incidenti rilevanti”.
Il progetto preliminare e lo studio preliminare ambientale, sono depositati per la pubblica consultazione presso il Ministero dell’Ambiente (Direzione Generale per le valutazioni ambientali), la Regione Puglia (presso l’assessorato all’Ambiente, Settore Ecologia, Ufficio VIA/VAS), la Provincia di Taranto (Settore Ecologia e Ambiente, Servizio VIA), il Comune di Taranto (Ufficio Ambiente, Salute e Qualità della Vita). La documentazione sarà inoltre consultabile sul sito web del ministero dell’Ambiente (www.va.minambiente.it).
Ai sensi dell’art. 20 comma 3 del D.Lgs.152/2006, entro il termine di 45 giorni dalla data di pubblicazione del presente avviso, chiunque abbia interesse può presentare in forma scritta proprie osservazioni indirizzandole al Ministero dell’Ambiente (anche mediante posta elettronica certificata all’indirizzo DGSalvaguardia.Ambientale@PEC.minambiente.it).
Certo è che il passo dell’Eni non è di certo casuale. Il Piano Regolatore Portuale, a gennaio al Comune di Taranto fu chiesto di accelerare l’iter procedimentale per consentire alla Regione Puglia di approvarlo in via definitiva nel più breve termine possibile, a breve sarà infatti inviato a Bari. Soltanto una volta approvato, potrà partire ufficialmente il progetto Tempa Rossa.
Tornando ai lavori del progetto, è previsto il prolungamento del pontile esistente in dotazione all’ENI (sviluppo in mare per 515 metri con due piattaforme principali di attracco denominate P1 e P2, e collegato a terra mediante una diga a scogliera lunga circa 350 m) e la realizzazione di una terza piattaforma d’attracco per la spedizione di prodotti petroliferi, denominata P3, e delle relative strutture di ormeggio. La lunghezza del prolungamento (struttura carrabile) sarà di 355 metri, dalla piattaforma P2 alla nuova piattaforma P3; inoltre, è prevista la realizzazione di passerelle di collegamento tra la struttura principale e le briccole di ormeggio esterne, per un’ulteriore lunghezza di 160 m.
L’estensione del pontile sarà comprensiva di una nuova piattaforma di carico (P3) provvista di due accosti, per l’attracco di navi da 30.000 DWT (la portata lorda) non allibate e da 45.000 DWT e 80.000 DWT parzialmente allibate; da 4 briccole di accosto e 6 di ormeggio, corredate di ganci a scocco e cabestani; da un sistema antincendio acqua e schiuma e vie di fuga; da un sistema di raccolta dreni idrocarburi; da un sistema di raccolta acque meteoriche e da un sistema di drenaggio bracci mediante azoto. Su ciascun accosto è prevista inoltre l’installazione dei necessari bracci di carico greggio, braccio recupero vapori, bracci per il carico del Bunker/Marine diesel, dispositivo per controllo velocità di accosto, torre munita di scala di collegamento con la nave.
Inoltre, come riportammo su queste colonne il 6 febbraio 2013, la società svizzera ABB, gruppo leader nelle tecnologie per l’energia e l’automazione, si è aggiudicata un ordine del valore di 40 milioni di dollari per estendere il terminale di esportazione della raffineria ENI di Taranto. L’ABB ha infatti vinto il bando di gara “Progetto Tempa Rossa Impianti Off-Shore” (pubblicato sul supplemento della Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea del 04.02.2011).
Il progetto, “Progettazione e realizzazione delle opere marine previste per l’ampliamento del terminale petrolifero sito nel Mar Grande di Taranto”, riguarda tutti i lavori necessari per adeguare la raffineria di Taranto (in particolar modo i pontili per “accogliere” dalle 45 alle 140 petroliere l’anno in più per cui l’Eni nello Studio d’Impatto Ambientale si è ben guardata dall’inserire l’analisi di rischio di incidente rilevante e due enormi serbatoi per stoccare i 180mila metri cubi di greggio che arriveranno dalla Basilicata attraverso l’oleodotto Viggiano-Taranto che produrranno il 12% in più di emissioni diffuse) per essere funzionale con il per cui l’Eni ha investito 300 milioni di euro.
Nel silenzio generale (in particolar modo del movimento ambientalista locale), soltanto il comitato Legamjonici ha seguito sin dagli arbori la vicenda Tempa Rossa. Nel marzo del 2012, il Parlamento europeo ha avviato un’inchiesta, chiedendo alla Commissione Europea di svolgere un’indagine preliminare sui vari aspetti del problema, proprio grazie alla denuncia presentata da Legamjonici.
Il comitato ha infatti evidenziato “la violazione della direttiva Seveso, una valutazione di impatto ambientale approssimativa, l’assenza di uno studio sull’effetto domino per la costruzione di due nuovi serbatoi della capacità di 180.000 m3 accanto agli impianti già esistenti, aumento delle emissioni diffuse e fuggitive, nuovo rischio di sversamento di greggio in Mar Grande per la manipolazione e trasporto di greggio”. E a breve ci saranno ulteriori novità. Intanto però, l’Eni fa un altro passo in avanti.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 31.03.2014)
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