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Mar Piccolo, Arpa Puglia: “Idrovora Ilva produce effetti su circolazione. Bisognerà tenerne conto”

TARANTO –  Nulla accade per caso. Nella stessa giornata in cui in mar Piccolo fa ingresso una petroliera  per essere messa a secco all’interno del grande bacino galleggiante GO-52 dell’Arsenale Militare,  a Brindisi si svolge il convegno preparatorio  alla XII Conferenza del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente. E di cosa si parla intorno alle 18.30? Proprio del Mar Piccolo, vittima di decenni di  inquinamento prodotto  dall’area industriale e dalle attività dell’Arsenale Militare. Responsabilità, quelle della Marina, che sembrano protagoniste di un’imbarazzante rimozione collettiva.

Ma torniamo al convegno. Ad intervenire sono Massimo Blonda e Nicola Ungaro (nella foto), rispettivamente direttore scientifico e dirigente ambientale di Arpa Puglia, che fanno il  punto sullo studio condotto nell’ambito dei lavori della Cabina di Regia sulle bonifiche del Sin di Taranto e Statte. Uno studio svolto insieme a Cnr, Politecnico di Bari e Conisma, che ha già visto il completamento della prima fase, quella sulla “Predisposizione del modello di circolazione e risospensione dei sedimenti”.

La seconda, invece, riguardante l’individuazione delle fonti contaminanti ancora attive e la portata dell’inquinamento prodotto, è giunta ormai alle battute finali. Si sta lavorando, infatti, alla sintesi dei risultati che saranno presentati e discussi preliminarmente in Cabina di Regia (quasi certamente l’11 aprile), per poi essere discussi in consessi più ampi.  Lo studio fornirà un modello concettuale sito-specifico e una stima del “rischio” ambientale associata alle varie opzioni di intervento (dal dragaggio al capping).

Durante l’intervento del dottor Ungaro ci si imbatte in vecchie conoscenze: le cave dell’area industriale e l’arcinota idrovora dell’Ilva, posizionata in un punto strategico del primo seno di Mar Piccolo, al fine di prelevare  miliardi di metri cubi d’acqua, utili al raffreddamento degli impianti del Siderurgico. Di questa storia, che ha tutta l’aria dell’ennesima beffa perpetrata ai danni della città, ci ci siamo occupati anche recentemente (leggi qui).

«La costruzione di alcune cave nell’area industriale ha in qualche maniera intaccato l’integrità della falda superficiale e ha messo talvolta in interconnessione la falda superficiale con quella profonda – spiega l’esperto mostrando una serie di slide –  un altro aspetto importantissimo per valutare il destino sia dei sedimenti che gli inquinanti associati all’acqua e ai sedimenti, è la circolazione marina nel mar Piccolo, che non è semplicissima,sia per la conformazione del bacino che per l’effetto di raccolta del bacino rispetto agli input terrigeni». Ungaro indica alla platea un punto ben preciso della slide: «Questa è l’idrovora dell’Ilva che serve a captare dal mar Piccolo le acque usate per il raffreddamento industriale, successivamente scaricate nel mar Grande – spiega – anche l’idrovora ha un effetto sulla circolazione marina, seppur non maggioritario, di cui bisognerà tener conto». Fonti ben informate, però. ci dicono che saranno altri gli aspetti scientificamente interessanti che verranno fuori nei prossimi giorni.

Lo studio si è soffermato anche sui possibili effetti che produrrebbe sui sedimenti il dragaggio, una delle ipotesi di bonifica al vaglio dei tecnici. «Abbiamo condotto simulazioni con diversi scenari – continua Ungaro – sulla base di tutti i risultati acquisiti attraverso gli studi finora realizzati, Arpa ha voluto e dovuto effettuare dei monitoraggi delle acque in prossimità delle potenziali sorgenti contaminanti utilizzando un preconcentratore per acque ad alti volumi per determinare non solo le concentrazioni “assolute” di pcb e di metalli, ma anche per valutare la distribuzione “relativa” di questi inquinanti nel bacino stesso, nei pressi delle sorgenti. Sono stati stimati anche i flussi di pcb in ingresso nel mar Piccolo e il rilascio dei contaminanti nei sedimenti facendo simulazioni in sito ed in laboratorio. Come organismi bio-indicatori sono stati usati i mitili stessi. Si è valutato in quanto tempo accumulano gli inquinanti e in quanto tempo riescono a decontaminarsi. I risultati saranno portati all’attenzione del Tavolo regionale».

E’ stata realizzata anche la caratterizzazione geotecnica con l’obiettivo di fornire  dati utili in merito alle varie opzioni di messa in sicurezza, risanamento e/o bonifica. Ciò ha comportato l’effettuazione di campionamenti ad hoc per valutare la consistenza dei sedimenti nei punti interessati da criticità ambientali. Significativa l’ultima slide proiettata durante il suo intervento: si vedono le immagini di un citro (falda profonda in emersione) e di un allevamento di cozze, simbolo di un’attività storica del territorio ionico, costretta all’esilio forzato dal primo seno in altri specchi di mare.

Conclude la parentesi dedicata al mar Piccolo il dottor Blonda: «Questa volta, invece di fornire al committente un modello concettuale unico, noi forniremo un approccio algoritmico di scenario. A seconda degli input che si inseriscono in questo modello, relativamente ai vari interventi (dal capping alla rimozione), gli scenari cambiano. Poi saranno coloro che parteciperanno alla gara per la progettazione definitiva a scegliere come utilizzare questo modello per proporci delle soluzioni».

I dirigenti di Arpa precisano che si tratta di un percorso innovativo, aperto al contributo della comunità scientifica internazionale, mirato alla scelta della soluzione migliore per recuperare il mar Piccolo, uno scrigno ricco di tesori nascosti, sia in termini di fauna che di flora, capaci di resistere anche ai veleni. E dovrebbero essere proprio questi elementi di pregio ambientale a indirizzare le opzioni future. Un auspicio che sentiamo di fare anche nostro.

Alessandra Congedo

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