Ilva, Di Ciaula (medico Isde) smonta le dichiarazioni dell’oncologo Tirelli: “In sintonia con Bondi”
TARANTO – Il dottor Agostino Di Ciaula (Isde – Medici per l’ambiente) torna ad occuparsi di Taranto. Questa volta lo fa “smontando” le dichiarazioni dell’oncologo Umberto Tirelli, spesso protagonista di ospitate in programmi televisivi e radiofonici. Riportiamo di seguito una nota pubblicata su Facebook dal dottor Di Ciaula.
L’oncologo Umberto Tirelli, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano, autorevole scienziato famoso per il suo anti-ambientalismo e per il sostegno al nucleare, agli inceneritori e agli OGM, in una recente intervista rilasciata alla rivista “La città” di Pordenone, a proposito di “bugie” su Taranto e su ILVA, dichiarava che “Tutto quello che è stato scritto dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità è del tutto criticabile perché non hanno tenuto conto, tra le varie cose, nell’incidenza dei tumori, di fattori importanti quali il lavoro precedente in cantieri navali di Taranto e l’esposizione all’amianto e il fumo di sigaretta che notoriamente in quartieri come quello di Tamburi potrebbe essere più elevato rispetto alla norma”.
Già in precedenza l’oncologo avuto modo di ribadire che “I dati epidemiologici condotti ad oggi indicano che non vi è un incremento dei tumori, in particolare del polmone, nella provincia di Taranto rispetto alle altre province del sud e non esistono evidenze epidemiologiche su un nesso di causalità certo tra inquinamento ambientale e tumori a Taranto”. Le dichiarazioni di Tirelli sono in piena sintonia con quelle di Bondi, che puntava a “scagionare” gli impianti inquinanti dell’area urbana di Taranto da qualunque responsabilità, ricercando cause nel fumo di sigaretta, come se tutto il resto non esistesse. Sarebbe interessante se il prof. Tirelli riuscisse ad utilizzare le sue competenze per spiegare come potrebbero, il fumo di sigaretta e l’amianto, aver causato un incremento di diossine nel latte materno delle donne tarantine, sino a 40 volte superiore al livello considerato “a rischio” dall’OMS (Bianco et al, Anal Bioanal Chem 2013) o un incremento della concentrazione di diossine e metalli pesanti in tutte le matrici ambientali e nella catena alimentare (animali, latte, mitili solo per fare qualche esempio).
Tirelli afferma che i dati dell’ISS non sono attendibili, perché “non sono mai stati pubblicati su una rivista scientifica con revisori”. Indipendentemente dall’incremento di mesoteliomi e di tumori al polmone, uno studio pubblicato su una rivista internazionale con revisori (che per Tirelli non esiste) ha dimostrato che a Taranto c’è un aumentato rischio di morte per tutte le cause, per tutti i tumori e per patologie cardiovascolari e respiratorie, un eccesso di mortalità per linfoma non-Hodgkin e per leucemia mieloide, un’aumentata mortalità in età pediatrica, anche in epoca perinatale (Pirastu et al, J Envir and Public Health 2013). Sarebbe interessante sapere dal prof. Tirelli come fumo di sigaretta e amianto, che pure hanno le loro responsabilità, potrebbero mai aver causato tutto questo.
L’andamento della mortalità per neoplasie tende a ridursi in tutta Italia tranne che a Taranto, dove si è registrato un incremento tra il 1980 e il 2008 nel sesso maschile, e a partire dal 2008, nel sesso femminile. Guarda caso, l’unico tumore che si è ridotto è proprio quello al polmone nei maschi, con buona pace del fumo di sigaretta e del prof.Tirelli. Nel caso del sesso femminile, in controtendenza rispetto all’andamento nazionale e regionale, è in incremento la mortalità per tutti i tumori. È stato dimostrato che l’incidenza di tumori maligni (tutti i tumori e, oltre al polmone: tumore dello stomaco, del colon-retto, del fegato, del pancreas, del rene, leucemie) è maggiore a Taranto rispetto ai dati del meridione e della provincia e che i picchi di mortalità sono maggiori nei quartieri più esposti alle emissioni dell’ILVA (Tamburi e Paolo VI).
Ritengo che queste informazioni (e se ne potrebbero citare altre) dovrebbero almeno motivare rispetto, non solo per il lavoro di chi ha raccolto e pubblicato negli anni dati sui danni subiti da Taranto e dai tarantini (la prima pubblicazione internazionale sulla contaminazione della catena alimentare è del 2001), ma anche per i residenti in quel territorio, che non chiedono altro che l’interruzione di una palese situazione di rischio e misure di prevenzione primaria oltre che, semplicemente, onestà intellettuale da parte di chi si occupa di loro. È per questi motivi che, probabilmente, sarebbe giusto che il prof.Tirelli si scusasse con Taranto e con i tarantini per le sue affermazioni.