Ilva, la lenta marcia degli AFO
TARANTO – Dovrebbe essere riparato entro domani il guasto che ha mandato in avaria la caldaia delle centrale termoelettrica CET 2 dell’Ilva. Evento che ha comportato la fermata tecnica (cosa totalmente diversa dallo spegnimento: in molti nelle ultime ore hanno infatti confuso le due operazioni) a scacchiera dei tre altiforni attualmente in marcia: domenica è stato il turno di AFO 5 ripartito ieri mattina; stamane riprenderà l’attività AFO 4 fermato nella mattinata di lunedì; oggi si fermerà AFO 2 per poi ripartire domani. Tutti rigorosamente a turno e per non più di 24 ore di stop. Il Treno nastri 1 sarà invece fermo fino alle 7 di venerdì, mentre fino a domani l’Acciaieria 1 impiegherà una colata continua e un convertitore, mentre l’Acciaieria 2 marcerà con due colate continue e due convertitori. Il che comporterà l’esubero temporaneo di 225 addetti impiegati nel reparto Treno nastri 1 (125) e nelle Acciaierie 1 e 2 (100). Per i dipendenti coinvolti si ricorrerà come detto ai contratti di solidarietà già utilizzati nello stabilimento dopo il rinnovo dell’accordo sindacale.
Ciò detto, la gestione da parte dell’azienda di questo incidente di percorso, evidenzia un cambio di rotta rispetto al recente passato. Che sta ancora una volta a sottolineare come per i vent’anni della gestione Riva, come denunciato da pochi e messo in risalto dall’ordinanza del gip Todisco del luglio 2012, il siderurgico sia stato gestito in una maniera che definire allucinante è dire poco. La fermata a scacchiera dei tre altiforni infatti, non è stata dovuta al problema tecnico in sé, ma ad una scelta aziendale. La riduzione energetica infatti colpisce in particolare il reparto acciaieria e l’area a freddo. La fermata tecnica degli AFO invece, ha consentito una minore produzione di gas: che in passato, anche a fronte di guasti simili, con gli impianti che restavano in marcia, veniva bruciato in torcia, con tutti gli effetti nefasti che ciò comporta nell’aria-ambiente. Oltre che per la salute di lavoratori e cittadini.
Sia chiaro: stiamo parlando di inezie, di un qualcosa che è quasi impercettibile. Perché un fermo tecnico così breve, avrà portato “benefici” per qualche ora: ammesso e non concesso che ciò abbia un riscontro oggettivo nelle rilevazioni delle centraline dell’ARPA. Ma è la dimostrazione di come, anche in una situazione come quella attuale, dove diversi impianti sono stati fermati, altri marciano a regime ridotto, ed i lavori previsti dall’AIA e dal piano ambientale devono ancora vedere la luce, anche la gestione del più grande siderurgico d’Europa può avvenire seguendo una semplice logica: quella del rispetto minimo che si deve ad ogni singolo lavoratore. E ad ogni singolo cittadino. Oltre che ad ogni singola molecola di aria.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 25.03.2014)