Illustre Commissario, mi rivolgo a Lei in questa forma, poiché gli argomenti di pubblico interesse che le sottopongo sono tali da richiedere attenzione ben oltre il perimetro dello stabilimento dell’Ilva Spa di Taranto, stante il perdurare della gravità della situazione.
Siamo tutti in attesa di conoscere le scelte del Piano Ambientale e Sanitario il quale, sebbene adottato con decreto, non è ancora pubblico e ci auguriamo esca al più presto da quell’alea di mistero che lo avvolge da mesi. Sin dall’inizio gli abbiamo dedicato l’attenzione che richiedeva presentando le nostre osservazioni e quando i tre esperti hanno formulato la proposta definitiva del Piano medesimo, abbiamo chiesto in tutte le sedi deputate che si potesse anticipare la discussione sulle scelte fondamentali.
Ciò non è avvenuto. Ora attendiamo di poterci confrontare sulle misure previste dal Piano Ambientale a tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini. Il Piano Industriale che ne conseguirà dovrà indicare gli interventi per assicurare il risanamento degli impianti, la loro manutenzione straordinaria, le innovazioni indispensabili per il rilancio del sito jonico e della filiera siderurgica, la salvaguardia dei livelli occupazionali.
Quella dell’Ilva è una vicenda di portata nazionale ed europea che richiede scelte e comportamenti da parte dei soggetti in campo, governo e impresa innanzitutto, che vadano ben oltre quello che sinora è stato prodotto. Il nuovo quadro normativo di riferimento è stato sì necessario, ma non può essere considerato esaustivo del ruolo a cui lo Stato deve ancora assolvere. Occorre un intervento pubblico negli assetti societari a sostegno della ricapitalizzazione per determinare una nuova partnership.
Il tema delle risorse da destinare agli investimenti per l’ambientalizzazione e quello della liquidità per la gestione ordinaria, sono gli imperativi del momento. Assistiamo a una girandola di notizie sull’accesso al credito bancario senza che vi siano certezze, mentre scatta il campanello d’allarme che vede le imprese degli appalti e i loro lavoratori nuovamente falcidiati per il mancato pagamento delle forniture e di conseguenza delle retribuzioni. Gli stessi lavoratori Ilva vivono il proprio destino con senso di smarrimento.
La invito, infine, a rivolgere la Sua attenzione sulla deriva a cui sono sottoposte le stesse relazioni industriali. Da gennaio si stanno susseguendo accordi e prassi farraginose e inconcludenti condotte all’insegna del “chi ci sta”. E’ accaduto con l’accordo aziendale del 14 gennaio sulla rappresentanza, è accaduto sulla verifica del contratto di solidarietà, addirittura sull’ultimo stato di avanzamento per l’AIA. La stessa procedura di licenziamenti collettivi relativa alla esternalizzazione del servizio di trasporto interno dei lavoratori, al di là della nostra contrarietà, annaspa nella confusione. Lo stabilimento è allo sbando.
Cosa sta accadendo all’Ilva? Si procederà ancora navigando a vista come nei mesi che abbiamo alle spalle o, piuttosto, si avvierà in tempi certi il tavolo di confronto sul Piano Ambientale e Sanitario? Quando e come si darà concretezza al Piano degli Investimenti senza del quale non potrà esserci un credibile Piano Industriale? A chi giova, illustre Commissario, alimentare le divisioni fra le organizzazioni sindacali? Quale rapporto intende praticare con la città?
Le sue autorevoli risposte, nella pubblica funzione che una legge della Repubblica Italiana Le ha attribuito, possono contribuire a colmare quel solco scavato da chi, in maniera sprezzante, ha costretto Taranto a dover scegliere o il lavoro o la salute, contrapponendo così diritti indisponibili. I lavoratori e i cittadini non possono più aspettare.
A Lei, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri competenti, ciascuno per le proprie attribuzioni, chiediamo che sia convocato uno specifico tavolo negoziale.
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