Si parte dalla concessione demaniale marittima rilasciata dal Comune di Taranto allo stabilimento ionico per l’utilizzazione di un’area demaniale marittima di mq. 3.599 e di uno specchio d’acqua della superficie di mq 18.391 per complessivi mq 21.990, allo scopo di mantenere nel primo seno di mar Piccolo, le strutture e gli impianti di presa d’acqua di mare per i cicli di raffreddamento del siderurgico.
Una concessione della durata di due anni – dall’11 ottobre 2012 al 10 ottobre 2014, che prevede il pagamento da parte dell’Ilva di un canone complessivo di 120.746,20 euro, poco più di 60.000 euro all’anno. Il tutto a fronte di oltre un miliardo di metri cubi di acqua prelevati dal siderurgico.
«In dieci anni – ha sottolineato Bonelli – l’Ilva ha prelevato dal mar Piccolo quasi 13 miliardi di metri cubi di acqua, una quantità enorme. Uno studio del Politecnico di Bari dimostra che questo continuo prelievo di acqua ha determinato un’aggressione alla biodiversità e alle attività economiche connesse e un’alterazione della temperatura. Ma com’è possibile che per l’utilizzo così massiccio, a scopi industriali, di un bene dello Stato si chiedano solo 60mila euro l’anno?”.
Eppure, come spesso accade nel nostro Paese, anche questa beffa è ampiamente consentita e tollerata. «Esiste un vuoto normativo nella legge italiana. L’utilizzo delle acque di mare non è normato – spiega Bonelli – noi, però, chiederemo al ministero dell’Ambiente di aprire la procedura di danno ambientale nei confronti dell’Ilva connesso a questo spreco della risorsa mare. In seconda istanza. presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica di Taranto per un’analisi del danno ambientale da un punto di vista penale. Chiederemo ai mitilicoltori, i primi ad essere danneggiati dalla presenza delle idrovore Ilva, di associarsi a questa iniziativa». L’appello viene rilanciato anche dall’avvocato Luca Piccione: «I mitilicoltori e tutti coloro che hanno un interesse specifico potranno rivolgersi ai Verdi e a Taranto Respira per avviare un’azione legale».
E durante la conferenza si è accennato alle varie criticità connesse alla presenza delle idrovore dell’Ilva in un contesto particolarmente prezioso (sia per la flora che per la fauna) come il mar Piccolo: dalla possibile alterazione della salinità delle acque fino ad arrivare al condizionamento termico laddove avviene lo scarico, in mar Grande, in prossimità di Punta Rondinella. Senza dimenticare l’ulteriore aggravamento della contaminazione. Il tutto nella sostanziale e imperdonabile indifferenza delle istituzioni. Ma è bene precisare che il mar Piccolo ha subito pesanti danni ambientali anche a causa dell’ingombrante presenza dell’Arsenale Militare. Un altro capitolo che non va assolutamente trascurato.
Alessandra Congedo
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