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Taranto, aria “migliore” nel 2013. Grazie alla fermata di diversi impianti Ilva

TARANTO – E’ chiaro che siamo di fronte ad una relazione condizionata dagli eventi. Di fatto però, ancora una volta viene stabilito scientificamente che se nel corso degli anni (sia durante la gestione statale che a maggior ragione durante quella della famiglia Riva) si fossero attuati quei lavori di risanamento degli impianti che ancora oggi appaiono niente di più che una mera utopia, l’aria di Taranto sarebbe stata decisamente migliore sia per i lavoratori che per i cittadini.

E’ questo il dato più evidente che emerge dalla relazione redatta da ARPA Puglia sui dati di qualità dell’aria del 2013 registrati nelle stazioni di monitoraggio del quartiere Tamburi di Taranto e, per confronto, in altri siti non collocati all’area industriale (via Archimede e via Alto Adige), che hanno evidenziato un decremento degli inquinanti provenienti dall’Ilva e dalle altre aziende dell’area industriale. La relazione è firmata dal direttore generale di ARPA Puglia, Giorgio Assennato.

I dati, come detto in principio, vanno messi in relazione alla fermata di alcuni impianti del siderurgico (a cominciare da 6 batterie su 10 della cokeria) e al conseguente calo della produzione (oltre due milioni di tonnellate in meno prodotte rispetto al 2012). “Le concentrazioni annuali di Pm10 misurate nelle centraline della qualità dell’aria della città di Taranto – è scritto nelle conclusioni delle 19 pagine della relazione – mostrano livelli paragonabili negli anni, in decremento a partire dal 2012 nelle stazioni del quartiere Tamburi”.

Decremento che riguarda anche i livelli di IPA (idrocarburi policiclici aromatici) totali e di Benzo(a)pirene. “Per quest’ultimo inquinante, che per la prima volta nel 2013 non supera il valore obiettivo pari a 1 ng/m3 (cosa puntualmente avvenuta dal 2008 in poi), si registrano – spiega Assennato – valori raffrontabili nei diversi siti in cui viene monitorato. In assoluto le concentrazioni di benzo(a)pirene registrate a Taranto appaiono comparabili, se non inferiori, a quelle rilevate nella maggior parte dei siti italiani in cui viene monitorato”. Il benzo(a)pirene è determinato sui filtri di PM10 campionati giornalmente nelle stazioni di Machiavelli, Alto Adige e Talsano. Dal mese di aprile sono stati prelevati e analizzati filtri di PM10 anche presso la Scuola Deledda. Il benzo(a)pirenre medio annuale viene posto a confronto col valore obiettivo, che non è stato superato in nessuno dei 4 siti di monitoraggio. L’unico inquinante che “mostra un leggero incremento nel 2013 in via Machiavelli è rappresentato dal benzene, i cui livelli – osserva l’Arpa – restano comunque molto al di sotto del valore limite annuale pari a 5 mg/m3”.

L’unica eccezione è costituita “dagli IPA totali, che nel sito di Tamburi mostrano valori maggiori rispetto alla cokeria e maggiori rispetto alla centralina di Machiavelli situata nelle vicinanze”. I valori di IPA totali presenti in aria ambiente sono rilevati con il Monitor “Standard Real-Time for Particle-Bound Polycyclic Aromatic Hydrocarbons” (ECOCHEM mod. PAS 2000) che utilizza il metodo della fotoionizzazione selettiva degli IPA totali, adsorbiti sulle superfici degli aerosol carboniosi aventi diametro aerodinamico compreso tra 0.01 e 1.5 μm. Il parametro relativo agli IPA totali, come più volte ribadito su queste colonne, in aria ambiente non è normato: il D. Lgs. 155/10, che disciplina la materia relativa alla qualità dell’aria, si riferisce unicamente al benzo(a)pirene adsorbito sulla frazione di particolato PM10, indicando un valore obiettivo annuale da non superare.

Per quanto riguarda la rete Ilva, “i dati mostrano concentrazioni di inquinanti in cokeria nettamente superiori a quelli rilevati nelle altre cabine”, pur precisando che tali dati non sono soggetti ai limiti del D. Lgs. 155/10 in quanto provenienti da postazioni interne ad un ambiente di lavoro. L’unica eccezione è costituita dagli IPA totali, che nel sito di Tamburi mostrano valori maggiori rispetto alla cokeria. Per verificare se tali differenze di concentrazioni fossero dovute a un problema strumentale o alle diverse caratteristiche dei siti di campionamento, ARPA ha effettuato delle misure in parallelo. Come scrivemmo diverse settimane fa, inizialmente è stato affiancato all’analizzatore di via Orsini un secondo analizzatore (anch’esso del tipo ECOCHEM PASS 2000) opportunamente tarato.

Si è osservato come i due monitor installati a Orsini leggano concentrazioni sovrapponibili e superiori a quelle di Machiavelli. Successivamente l’analizzatore denominato Orsini2 è stato spostato nella stazione Machiavelli. Anche in questo caso i due analizzatori montati in parallelo a Machiavelli leggono concentrazioni analoghe e costantemente inferiori a quelle registrate in via Orsini. Da ciò si evince come gli analizzatori di IPA totali installati nelle stazioni di monitoraggio Machiavelli e Orsini forniscano dati accurati e come le concentrazioni di IPA totali registrate a Machiavelli siano costantemente inferiori di quelle di Via Orsini, anche in ragione delle maggiori emissioni da traffico che interessano quest’ultimo sito.

Nel mese di febbraio 2014 nelle stazioni cokeria e Tamburi è stato campionato, oltre al PM10 e al PM2.5, anche il PM1. “Al contrario delle frazioni PM10 e PM2.5, le cui concentrazioni risultano più elevate in Cokeria rispetto che a Tamburi – viene evidenziato nelle relazione di Arpa Puglia – le particelle ultrafini (PM1) hanno mostrato valori paragonabili nei due siti, con concentrazioni spesso più elevate a Tamburi”. E’ presumibile, secondo Assennato, “che le particelle ultrafini, emesse alle alte temperature proprie del processo di cokefazione, si disperdano per moto convettivo in atmosfera maggiormente rispetto a quelle più pesanti, non ricadendo quindi nell’immediato intorno ma andando a fenomeni di trasporto condizionati dalla fisica dell’atmosfera.

Tale comportamento potrebbe essere alla base della circostanza che vede valori di IPA totali più elevati a Tamburi che non in cokeria”. L’Agenzia regionale per la protezione ambientale ricorda, infine, che lo strumento Ecochem pass 2000, “rileva gli IPA totali assorbiti sulla frazione di particolato” ovvero “di quella che, una volta emessa dal processo di cokefazione, è più soggetta all’effetto convettivo dell’impianto, disperdendosi nell’atmosfera e ricadendo solo in parte nell’intorno della cokeria”. Con buona pace di chi per mesi ha condotto giornalmente una campagna sugli IPA totali completamente deficitaria da un punto di vista scientifico, conclusasi in una bolla (mediatica) di sapone.

G. Leone (TarantoOggi, 15.03.02014)

 

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