Taranto, Arpa Puglia: nel 2013 qualità dell’aria migliore. Ma con gli impianti Ilva a marcia ridotta…
TARANTO – Diciannove pagine dense di numeri, tabelle e grafici. Arpa Puglia ha pubblicato oggi sul suo sito la relazione che riporta i dati di qualità dell’aria registrati durante il 2013 nelle stazioni di monitoraggio del quartiere Tamburi, confrontati con altri siti collocati al di fuori dell’area industriale. Ci siamo subito fiondati sulla pagina delle conclusioni, dove viene sintetizzato il tutto.
“Il numero di superamenti di PM10 nelle centraline del quartiere Tamburi – è scritto – subisce un netto decremento a partire da settembre 2012, così come i livelli di Ipatot e di BaP (benzoapirene). Per quest’ultimo inquinante, che per la prima volta nel 2013 non supera il valore obiettivo pari a 1 ng/m3, si registrano valori raffrontabili nei diversi siti in cui viene monitorato. In assoluto le concentrazioni di BaP registrate a Taranto appaiono comparabili, se non inferiori, a quelle rilevate nella maggior parte dei siti italiani in cui viene monitorato”. Arpa Puglia segnala che l’unico inquinante che mostra un leggero incremento nel 2013, in Via Machiavelli, è rappresentato dal benzene, i cui livelli restano comunque molto al di sotto del valore limite annuale pari a 5 mg/m3.
LA RETE ILVA – Per quanto riguarda la rete ILVA – si legge nella relazione – i dati mostrano concentrazioni di inquinanti in Cokeria nettamente superiori a quelli rilevati nelle altre cabine. L’unica eccezione è costituita dagli Ipatot, che nel sito di Tamburi mostrano valori maggiori rispetto alla cokeria e maggiori rispetto alla centralina di Machiavelli situata nelle vicinanze. Le misure in parallelo condotte hanno accertato l’accuratezza degli strumenti per la rilevazione degli Ipatot, confermando che le concentrazioni di IPAtot registrate a Machiavelli sono costantemente inferiori di quelle di Via Orsini (Rete Ilva), anche in ragione delle maggiori emissioni da traffico che interessano quest’ultimo sito.
Nel mese di febbraio 2014 nelle stazioni Cokeria e Tamburi è stato campionato, oltre al PM10 e al PM2.5, anche il PM1. Al contrario delle frazioni PM10 e PM2.5, le cui concentrazioni risultano più elevate in Cokeria rispetto che a Tamburi, le particelle ultrafini (PM1) hanno mostrato valori paragonabili nei due siti, con concentrazioni spesso più elevate a Tamburi. È presumibile che le particelle ultrafini, emesse alle alte temperature proprie del processo di cokefazione, si disperdano per moto convettivo in atmosfera
maggiormente rispetto a quelle più pesanti, non ricadendo quindi nell’immediato intorno ma andando a fenomeni di trasporto condizionati dalla fisica dell’atmosfera.
Tale comportamento – viene precisato da Arpa Puglia – potrebbe essere alla base della circostanza che vede valori di IPA totali più elevati a Tamburi che non in Cokeria. Come già detto in precedenza, lo strumento ECOCHEM PASS 2000 rileva gli IPAtot adsorbiti sulla frazione di particolato tra 0.01 e 1.5 μm ovvero di quella che, una volta emessa dal processo di cokefazione, è più soggetta all’effetto convettivo dell’impianto, disperdendosi nell’atmosfera e ricadendo solo in parte nell’intorno della cokeria.
LE MOTIVAZIONI – Arpa Puglia spiega che la diminuzione dell’inquinamento “è sicuramente dovuta, oltre alla riduzione della produzione industriale degli ultimi anni, a una serie di misure di risanamento messe in atto a partire da settembre 2012 e volte a limitare il carico emissivo industriale nei cosiddetti wind days, giorni di elevata ventosità, in cui l’agglomerato urbano si trova sottovento al polo industriale”. La relazione spiega che nei wind day “Gli stabilimenti dell’area industriale soggetti ad Aia devono adottare accorgimenti tali da ridurre del 10% le proprie emissioni diffuse e convogliate di Pm10 e Benzoapirene in atmosfera rispetto ai valori medi giornalieri”. A proposito, il sito di Arpa annuncia per il 16 marzo il prossimo wind-day.
Ma è proprio sulla riduzione dei livelli di produzione che vogliamo tornare. Come dichiarato più volte da Giorgio Assennato, direttore generale di Arpa Puglia, stiamo parlando di dati raccolti in presenza di un’Ilva che non procede a pieno regime. Alcuni impianti ad alto impatto inquinante sono fermi perché sottoposti ad interventi di adeguamento. Basti pensare che sono spente sei batterie su dieci della Cokeria. E Arpa Puglia ha sempre riconosciuto che il rischio di ritrovarsi al cospetto di nuove criticità ambientali, quando si tornerà a pieno regime, resta sempre all’orizzonte. Con buona pace di una comunità che avrebbe bisogno di soluzioni radicali a tutela della salute e dell’ambiente.
Alessandra Congedo