Il Pattinodromo di Taranto? Non è per tutti – Da anni rigenerato da un gruppo di associazioni, è stato devastato
TARANTO – Lo “spettacolo” che si è presentato ai loro occhi quando sono arrivati al Pattinodromo Ricciardi situato nel rione Salinella mercoledì mattina, è stato come prendere un pugno in pieno stomaco: ben 200 doghe di protezione in legno presenti nella struttura erano infatti state divelte durante la notte, per farne legna da ardere nel falò di San Giuseppe di mercoledì prossimo. Ovviamente, nessuno ha visto niente. Anzi: sono stati propri i ragazzi dell’associazione “The Howlers”, che da circa un paio di anni insieme ad altre associazioni cerca di rigenerare il Pattinodromo, ad avvisare le forze dell’ordine e l’amministrazione comunale.
Sì, perché come quasi sempre avviene in questa città (vedi i casi delle Officine Tarantine, Ammazza che Piazza o Plastiqquà Taranto), se non fosse per le associazioni composte in particolar modo da giovani che dimostrano di amare sul serio e non a parole la loro città, tantissimi luoghi e spazi di proprietà del Comune giacerebbero nell’abbandono e nell’incuria più totale.
Amministrazione che invece di premiare o quanto meno di sostenere (quanto meno umanamente visto che economicamente sarebbe “troppo”) queste opere meritorie, si diverte anche a mettere i bastoni tra le ruote, nascondendosi spesso dietro false promesse o appelli al rispetto della legalità e della legge: parole che in questa città suonano come una doppia beffa per chi, da anni e in silenzio, ha riportato tra la gente la voglia di vivere e di adoperarsi per il bene della collettività. Attraverso azioni che incentivano al rispetto e al recupero delle aree verdi, alla pulizia di luoghi caratteristici del territorio come spiagge e piazze, o attraverso esempi e modelli di un sistema di vita diverso, più a misura d’uomo, proprio come fanno gli Howlers: che con le loro manifestazioni incentivano all’uso della bicicletta in una città che negli ultimi anni si è trasformata in una vera e propria giunga, dove il rispetto del codice della strada da parte degli automobilisti è alquanto utopistica. Al pari grado di chi quel codice dovrebbe farlo rispettare.
Ultimamente, come non bastasse tutto quanto sopra, siamo anche costretti ad ascoltare da diversi esponenti dell’amministrazione comunale, di come la giunta abbia deciso di “concedere” alla città una sorta di “rinascita” civica e morale. Il tutto, si badi bene, nel rispetto della “legalità”. E così accade che dopo la delibera n.13 della Giunta dello scorso 4 febbraio, arriva la determina n.104 dello scorso 28 febbraio con la quale si promuove un bando attraverso il quale l’amministrazione intende “affidare temporaneamente la gestione dell’impianto sportivo di proprietà comunale Pattinodromo, nello stato di fatto e di diritto in cui attualmente si trova alle clausole e condizioni” stabilite dalla delibera di Giunta. Detta così, potrebbe anche sembrare una buona notizia. Ma come abbiamo avuto modo di sottolineare nel recente passato in merito alla situazione degli ex Baraccamenti Cattolica, il problema è come li si scrive questi bandi.
In questo caso, non ce ne voglia l’amministrazione, è stato scritto in maniera quanto meno “strana”. Basti pensare che secondo quanto previsto dal bando, i soggetti richiedenti “dovranno espressamente impegnarsi a realizzare i seguenti specifici ed indispensabili interventi manutentivi indicati dalla Direzione Lavori Pubblici”: in pratica si impone a chi richiederà l’utilizzo e l’usufrutto del Pattinodromo (Federazioni Sportive ed enti di Promozione Sportiva affiliate al CONI e/o società sportive senza fini di lucro come previsto dalla legge regionale 33 del 4 dicembre 2006 “Norme per lo sviluppo dello sport per tutti”) di effettuare quei lavori che avrebbe dovuto svolgere, da anni e non certo da oggi, l’amministrazione comunale.
Gli interventi, tra l’altro, sono chiaramente al di fuori della portata di un’associazione sportiva, specie senza fini di lucro come ad esempio sono gli Howlers. La struttura infatti abbisogna del “ripristino della recinzione esterna ed interna della pista in principal modo degli elementi in legno (listelli) e successiva pitturazione; del ripristino dell’impianto di illuminazione; della fornitura e posa in opera delle caditoie e griglie mancanti, a copertura delle canalette di deflusso delle acquee meteoriche; del ripristino puntuale di porzioni di pavimentazione della pista, risultanti avallate; della sistemazione delle aree esterne di pertinenza”. Come non bastasse, la formalizzazione dell’affidamento avverrà soltanto a fronte “dell’effettiva realizzazione degli interventi manutentivi elencati”. Inoltre, saranno a carico del soggetto temporaneamente affidatario “le spese di custodia, manutenzione ordinaria e pulizia del Pattinodromo e le spese assicurative necessarie per lo svolgimento delle discipline sportive consentite”.
Per una sorta di compensazione “economica”, nel bando è quanto meno previsto che per tutti e 36 i mesi dell’affidamento temporaneo della struttura, non sarà previsto alcun canone in favore del Comune. Subito dopo però, si legge un’opzione a dir poco grottesca: “l’affidamento temporaneo s’intenderà revocato in caso di sopravvenuta concessione dell’impianto a seguito di procedura ad evidenza pubblica o per altri motivi anche indipendenti dalla volontà dell’ente civico, senza alcuna pretesa da parte del soggetto temporaneamente affidatario”.
Se non fosse vero, ci sarebbe da stramazzare al suolo dalle risate. Ma come, si affida per 36 mesi una struttura sportiva ad un’associazione a cui gli si addebita l’onere di svolgere i lavori che avrebbe dovuto svolgere l’amministrazione, ed in più non gli si garantisce nemmeno l’utilizzo della struttura per tutti e 36 i mesi. Lavandosi le mani da qualsiasi impiccio, paventando nel bando l’indecifrabile frase “per altri motivi anche indipendenti dalla volontà dell’ente civico”, come se il bando non fosse stato scritto dagli uffici comunali ma da un ente terzo.
Quanto meno, nel bando è previsto che saranno riservate al Comune “100 ore annuali per eventi o manifestazioni sportive organizzate dall’ente civico, con gli spazi che saranno destinati in particolar modo a scolaresche e associazioni sportive per disabili”. Per chiudere in bellezza il bando, pubblicato lo scorso 28 febbraio, prevede che la scadenza per la presentazione delle domande è fissata per il 26 marzo. Siamo all’incredibile. Tempi stretti, spese insostenibili, rischio di perdere da un giorno all’altro la possibilità di accedere al Pattinodromo: è in questo modo che l’amministrazione intende favorire associazione come gli Howlers? O forse siamo di fronte all’ennesimo escamotage politico per favorire gli appetiti di qualche privato?
Non è un caso infatti se l’associazione “The Howlers”, che nel corso del tempo ha denunciato al Comune come “la condivisione dello spazio con il mercato domenicale ha comportato reiterati furti e devastazioni puntualmente denunciate all’amministrazione oltre all’assenza di ogni tipo di controllo”, sostiene come nel bando non vi siano “garanzie per l’affidatario, nessun impegno economico da parte del Comune e l’impossibilità de facto di partecipare alla manifestazione d’interesse per eccessivo carico economico in capo alle associazioni”.
Per questo l’associazione chiede la “sospensione dei termini di scadenza del bando truffa, un maggiore impegno economico dell’amministrazione ed un tavolo di concertazione con le associazioni per riscrivere il bando con maggiori garanzie”. E soprattutto gli “Howlers” tengono a sottolineare come non vogliano assolutamente “avere la gestione esclusiva dell’impianto (perché solo attraverso un network di associazioni sarà possibile rendere fruibile a pieno la struttura e da un punto di vista strutturale e di offerta attività)” e men che meno “la chiusura dell’impianto che equivarrebbe alla sua morte”.
Ciò detto, ribadiamo che l’associazione “The Howlers”, così come le Officine Tarantine, Ammazza che Piazza, Plastiqquà Taranto e le decine di associazioni che da anni lavorano ogni giorni nel sociale e nel volontariato, sono quanto di meglio questa città può offrire. Sono loro la vera speranza per un futuro diverso, migliore. E sostenibile. E non soltanto da un punto di vista ambientale. “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno” (Enrico Berlinguer, Sassari, 25 maggio 1922 – Padova, 11 giugno 1984).
Gianmario Leone (TarantoOggi, 14.03.2014)