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Mitili, classificazione preliminare

TARANTO – La classificazione delle acque di Mar Grande non è terminata. Siamo infatti ancora in quella che viene definitiva “fase preliminare”. La precisazione è d’obbligo viste le notizie diffusesi ieri in città. Soprattutto perché parliamo di un argomento alquanto delicato, che riguarda il futuro di uno dei settori più importanti del territorio: la mitilicoltura tarantina.

Tanto per iniziare, è bene ricordare e precisare ancora una volta che la richiesta della classificazione delle acque deve essere prodotta dall’allevatore o dalla cooperativa interessata ed inviata alla Regione (al momento ciò è avvenuto soltanto per tre cooperative che hanno spostato i propri allevamenti nelle aree di Mar Grande individuate nell’estate del 2011 dopo lo stop alla produzione del luglio dello stesso anno a causa dell’elevato inquinamento di PCB e diossine riscontrato nei campioni di mitili prelevati nelle acque del I seno del Mar Piccolo).

Una volta giunta la richiesta alla Regione, la strada della classificazione delle acquee si biforca in due diverse direzioni. All’ASL viene affidato il controllo sanitario del prodotto commerciale, mentre ad ARPA Puglia quello delle analisi delle acquee. Dallo scorso aprile ad oggi, l’ASL ha effettuato 12 prelievi (a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro, anche se con diversi ritardi dovuti al maltempo e/o ad intoppi burocratici): ma i risultati definitivi ancora non ci sono. Stessa cosa dicasi per quanto riguarda i prelievi effettuati da ARPA. In merito ai prelievi, è d’uopo aprire una piccola parentesi: perché i 12 effettuati sin qui, non sono sufficienti, in quanto ricoprono un lasso di tempo di appena 6 mesi, insufficiente per la classificazione delle acque e per il controllo sanitario del prodotto. Tanto è vero che ASL ed ARPA proseguiranno con ulteriori prelievi per coprire l’intero arco dell’anno ed avere così risultati scientificamente validi. Affinché la classificazione possa passare dalla “fase preliminare” a quella “finale” però, si dovranno svolgere prelievi per altri due anni con cadenza mensile. La classificazione “finale” avrà una validità di tre anni. Durante i quali proseguirà il monitoraggio e la relativa sorveglianza su tutte le operazioni, per osservare da vicino lo stato sanitario del prodotto e quello delle acquee in cui viene allevato.

Ciò detto, tornando alla situazione attuale, una volta che ASL e ARPA avranno ottenuto le analisi dei rispettivi campionamenti effettuati dallo scorso aprile ad oggi, gli incartamenti contenenti gli esiti saranno inviati alla Regione Puglia. L’ente regionale, una volta ottenuti i risultati, potrà o convocare il tavolo tecnico istituito diversi anni orsono sulla questione del Mar Piccolo oppure, qualora i risultati delle analisi dovessero risultare privi di qualsiasi ulteriore problema, produrre una delibera di giunta con la quale autorizzare la commercializzazione del prodotto allevato in Mar Grande. Che come risaputo avrò classificazione di tipo “B”, visto che comunque dovrà essere depurato prima di essere messo sul mercato. Questo perché le aree individuate in Mar Grande nel 2011, non distano i 500 metri previsti dalla legge quando nelle vicinanze sono presenti scarichi civili (che rispetto agli allevamenti distano appena 250 metri) oppure cantieri navali o zone della Marina Militare.

Questa è la situazione attuale. E come si svolgono e si svolgeranno tutte le operazioni per provare a ridare un minimo di lustro alla mitilicoltura tarantina. Questo è ciò a cui ci siamo ridotti a causa degli inquinatori di un intero territorio. La cittadinanza sentitamente ringrazia. Marina Militare in primis. Ad maiora.

 Gianmario Leone (TarantoOggi, 01.03.2014)

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