Il 2014 sembra finalmente essere l’anno giusto per il rilancio della cozza tarantina dopo tre anni di calvario che hanno affossato un intero comparto economico. «Ci sono tutti i presupposti – ha sottolineato Carriero – per avere un’annata positiva. Il prodotto è ottimo e, soprattutto, controllatissimo». Il mitilicoltore lo ripete quasi incessantemente perchè ritiene che in questi anni la cozza tarantina, e con essa tutto il settore della produzione, abbia subìto un attacco mediatico che ha fatto perdere la credibilità del “marchio” tarantino e fatto calare notevolmente il prezzo del mollusco bivalve.
Oggi il costo medio della cozza al produttore è di 40 centesimi, quanto la spesa per produrla. Fino a qualche anno fa, invece, era di 60-65 centesimi. Quel prezzo era stabilito per poter pagare più dipendenti e per comprare nuovi macchinari, oggi non è più possibile fare come in passato. Per recuperare il tempo perduto “le istituzioni dovrebbero sponsorizzare il nostro prodotto a livello nazionale ed internazionale. Il vero dramma è che tutto il comparto, e il prodotto che da millenni si coltiva a Taranto, ha perso un prestigio storico. Serve una campagna di marketing mirata”». Tale azione darebbe nuovo ossigeno all’economia del mare. «Noi lavoratori – ha continuato – abbiamo apprezzato il fondo di solidarietà istituito a livello regionale ma ci sentiamo soli. In particolare le istituzioni locali avrebbero dovuto esserci più vicine. Io sono sicuro del prodotto che si produce perchè è sottoposto ad analisi approfondite».
Le ultime, in ordine di tempo, sono quelle giunte dall’istituto zooprofilattico di Teramo che ha dato la conformità al seme cresciuto nel primo seno di Mar Piccolo e da pochi giorni trasferito in Mar Grande per proseguire la maturazione prima della commercializzazione. «L’Asl – ha affermato Carriero – ha autorizzato il trasferimento del prodotto e da questo momento prevediamo che la prossima sarà un’annata importante: del rilancio. Basta parlare di cozze alla diossina». Del tortuoso iter relativo alla classificazione preliminare delle acque di mar Grande si è più volte occupato InchiostroVerde ascoltando anche il dottor Basile, referente della Asl per tale problematica. Un iter che avrebbe dovuto concludersi ad ottobre (dopo sei mesi di prelievi) ma che per vari motivi si è allungato fino ai giorni nostri. Ora si è in attesa degli esiti definitivi e dell’ok della Regione.
Il mitilicoltore ha precisato che quello della diossina è un problema del passato quando diverse tonnellate di prodotto, e anni di lavoro, sono stati mandati al macero per la sicurezza dei cittadini. Ad oggi sono undici le aziende trasferite in Mar Grande e poco più di trenta quelle che possiedono la concessione nel secondo seno di Mar Piccolo: tutto questo permette a tante famiglie che vivono di mare la ripresa economica. «Noi – ha concluso – abbiamo le concessioni in regola, controlli da parte delle istituzioni sanitarie e delle forze dell’ordine, lavoriamo nella legalità e offriamo garanzie al consumatore. C’è chi, come ha dimostrato l’ultimo sequestro delle forze dell’ordine, non si fa scrupoli e produce cozze potenzialmente pericolose per la salute in aree dove non si può produrre. Questi non possono essere accomunati ai mitilicoltori onesti».
Luca Caretta per InchiostroVerde
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